Francesco Hayez è l’artista che ho scelto per festeggiare il mio articolo numero 50 e per concludere la serie sui pittori romantici.
Hayez rappresenta in particolare il maggior esponente italiano della corrente del Romanticismo ed è anche un pittore che apprezzo molto.
Fatte queste dovute premesse inizierei subito a parlare della sua vita.
Infanzia e adolescenza
Francesco Hayez nacque a Venezia il 10 febbraio 1791. La madre si chiamava Chiara Torcellan mentre il padre, un pescatore originario di Valenciennes, si chiamava Giovanni. La sua famiglia originaria comprendeva altri quattro fratelli e, visto che era molto povera, il piccolo Francesco venne affidato ad un’agiata zia materna di Milano. Quest’ultima era sposata con Francesco Binasco, antiquario e collezionista di opere d’arte.
Fu proprio grazie al marito della zia, il quale intuì subito il talento del nipote, che Hayez venne introdotto alla pittura. Entrò così nella scuola di Francesco Maggiotto con il quale ebbe modo di studiare i più grandi maestri veneti del Settecento. Finito il suo apprendistato da Maggiotto, Hayez iniziò a frequentare l’Accademia di belle arti di Venezia dove si dedicò allo studio del nudo.
Nel corso dei suoi studi il giovane Hayez iniziò fin da subito a distinguersi vincendo molti premi. Uno in particolare, nel 1809, gli valse una borsa di studio della durata di tre anni a Roma. Qui conobbe il celebre Antonio Canova che lo accolse calorosamente e lo fece conoscere a molte persone influenti del luogo.
L’Accademia di Brera
Furono proprio gli incoraggiamenti di Canova a spingere Hayez a partecipare ad un altro concorso, stavolta per l’Accademia di Brera. Qui era richiesta la realizzazione di un’opera incentrata sul tema del Laocoonte. Francesco venne premiato ex aequo con Antonio De Antoni. Questo fu per l’artista una cocente delusione dal momento che l’opera del suo avversario, protetto dell’influente Andrea Appiani, era decisamente più modesta.
Nell’estate del 1813, Hayez mandò all’Accademia di Venezia la tela “Rinaldo e Armida”.
Quest’opera venne particolarmente apprezzata dagli accademici veneziani, in particolare da Leopoldo Cicognara. Egli offrì all’artista un quarto anno di studi ed un generoso sostegno economico.
Il primo amore di Hayez
In questo periodo Hayez conobbe il suo primo amore. Venne accolto da Giuseppe Tambroni nel palazzo Venezia ed è qui che fece la conoscenza della sua giovane figlia, sposata con il maggiordomo dell’ambasciata. I due intrapresero una relazione clandestina che, nel momento in cui venne scoperta, suscitò un grande scandalo e Francesco venne addirittura assalito dal marito della sua amante. Sotto consiglio di Canova, Hayez lasciò Roma per recarsi a Firenze. Tuttavia vi rimase ben poco: nel marzo 1814 Gioacchino Murat gli commissionò un quadro con prezzo e soggetto a discrezione di Cicognara che gli sarebbe stato riccamente retribuito. Francesco fece così nuovamente ritorno a Roma per dare vita a “Ulisse alla corte di Alcinoo”.
L’incontro di Hayez e Vincenza
Nel frattempo Hayez iniziò a frequentare la casa di una famiglia borghese, gli Scaccia, dove si invaghì della giovane Vincenza. La coppia si sposò nell’aprile 1817 nella chiesa di Santa Maria in Via ma, subito dopo le nozze, gli sposi lasciarono Roma per recarsi a Venezia. Questo perché Cicognara desiderava che Hayez rendesse omaggio, in chiave artistica, al matrimonio dell’imperatore Francesco I d’Austria con Carolina Augusta di Baviera.
Durante la permanenza a Venezia, Hayez e Vincenza trovarono rifugio presso gli zii Binasco in attesa di fare ritorno a Roma. Questo però non avvenne in quanto Francesco decise di accettare la proposta dell’amico Giuseppe Borsato, noto pittore, che gli propose di inserirsi nelle imprese decorative delle dimore veneziane e padovane più prestigiose. L’artista fu ben felice di accettare, intravedendo la possibilità di migliorare nettamente la sua situazione economica.
Hayez a Milano
Tuttavia, sebbene l’attività fosse effettivamente redditizia, Hayez decise di abbandonare il suo lavoro dal momento che lo riteneva poco qualificato dal punto di vista culturale. Fu così che si accostò alla pittura a soggetto storico. Egli lasciò Venezia per raggiungere Milano. Qui, grazie alla sua conoscenza diretta con Pelagio Pelagi, Francesco conobbe Ignazio Fumagalli. Egli gli dette la possibilità di esporre una delle sue tele all’Accademia di Brera, riscuotendo un grande successo che si rivelò poi determinante per la sua fortuna a Milano. Le commissioni iniziarono infatti ad arrivare senza sosta, tanto che Hayez non sapeva più come fare per rispondere a tutte.
Nel 1822 Francesco venne designato supplente di Luigi Sabatelli alla cattedra braidense di Storia d’Italia. Dopo la morte di Canova, l’idea di Hayez di fare ritorno a Roma, si fece ancora più remota. Iniziò a dedicarsi a molti altri lavori come “L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo”.
Dopo un soggiorno a Vienna per rispondere ad una delle tante commissioni, Hayez tornò nuovamente a Milano. Gli era infatti stato chiesto di realizzare sulla volta del Salone delle Cariatidi, un’allegoria ad affresco dell’incoronazione dell’imperatore Ferdinando. Francesco realizzò immediatamente il cartone e gli abbozzi necessari per questa impresa. Tuttavia, a causa di ritardi burocratici, non mise subito mano alla decorazione della volta. Si trovò così costretto ad ultimare il lavoro in soli quaranta giorni, giusto in tempo per la cerimonia di incoronazione.
Il Bacio
Dopo questa impresa molte altre prestigiose commissioni non tardarono ad arrivare. Nell’agosto 1850 divenne titolare della cattedra di pittura all’Accademia braidense, rimasta vacante in seguito alla morte di Luigi Sabatelli, del quale era stato supplente. Nel maggio 1852, l’imperatore Francesco Giuseppe gli conferì l’Ordine della Croce di Ferro. Nel 1860 fu nominato professore onorario dell’Accademia di belle arti di Bologna. Nello stesso anno, assunse la presidenza di quella di Milano. A questi anni risale la sua opera più celebre nonché uno dei miei quadri preferiti, “Il bacio”.
In questa splendida tela sono raffigurati una coppia di giovani amanti, abbandonati in un intenso bacio. Di tale dipinto esistono altre tre copie, ognuna caratterizzata da differenti scelte di colori.
Gli ultimi anni
Nel 1861 Hayez decise di lasciare lo studio a Brera e di donare molte sue opere all’Accademia. A questi anni risalgono altre sue tele che decise di lasciare in eredità all’Accademia veneziana, quella che lo aveva aiutato nella sua prima formazione.
Nonostante l’età avanzasse, Hayez continuò a realizzare opere destinate a divenire celebri, tra le quali figuravano anche svariati ritratti.
La normalità di quel periodo venne tuttavia interrotta nel 1869 quando l’amata moglie Vincenza morì. In seguito a questo lutto, Francesco trascorse gli ultimi anni della sua vita con Angiolina Rossi Hayez, la figlia da lui adottata nel 1873.
Francesco Hayez morì a Milano l’11 febbraio 1882. Aveva 91 anni e venne compianto dai suoi contemporanei. Le sue spoglie vennero portate al Cimitero Monumentale di Milano.