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Recensione “Tutto chiede salvezza”, Daniele Mencarelli

tutto chiede salvezza

TUTTO CHIEDE SALVEZZAtutto chiede salvezza

di Daniele Mencarelli

 

 

Editore: Mondadori

Pagine: 204

TRAMA. Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un’estate di Mondiali.
Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura.
Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro.
Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati. Nei precipizi della follia brilla un’umanità creaturale, a cui Mencarelli sa dare voce con una delicatezza e una potenza uniche.
Dopo l’eccezionale vicenda editoriale del suo libro di esordio – otto edizioni e una straordinaria accoglienza critica (premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima) -, Daniele Mencarelli torna con una intensa storia di sofferenza e speranza, interrogativi brucianti e luminosa scoperta. E mette in scena la disperata, rabbiosa ricerca di senso di un ragazzo che implora salvezza: “Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza”.

 

RECENSIONE.

<< Non è facile. In estrema sintesi mi sembra che la vita mi pesi più che agli altri. Ma non solo in senso negativo, anche sulle cose belle, mi sembra tutto gigantesco, però gli altri non la vedono così. Per me è una specie de ritardo mentale.>>
La mia affermazione lo fa ridere.

Ho sempre sostenuto che non sei tu che scegli i libri, ma sono loro che scelgono te. Beh, il libro di Daniele Mencarelli non poteva mancare su questo blog.
Vincitore del Premio Strega Giovani 2020, in Tutto chiede salvezza viene raccontata la storia di Daniele, che a 20 anni si ritrova ad affrontare un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) nell’estate del 1994.

<< Io gli raccontai che me sento un pò come una pianta: a primavera è come se rinascessi, i colori, le giornate più lunghe, vivo una gioia bellissima che va avanti pe’ tutta l’estate, ma come s’avvicina settembre, l’autunno, è come se morissi, se me seccassi dentro. La malinconia m’ammazza.>>

Una narrazione schietta, resa tale anche dalla trascrizione del testo nel dialetto romano, che non nasconde niente a lettore di quello che succede nell’animo di Daniele, un ragazzo spaventato, confuso e stanco di sentire tutto, troppo, sempre. Un testo che descrive dettagliatamente tutto ciò che accade dentro quel reparto psichiatrico: dai suoi cinque compagni dalle diagnosi molto differenti, alla paura mascherata in aggressività degli infermieri di reparto.

Grazie a lui capisco perfettamente il reale significato di quelle parole: si aggredisce per primi per nascondere la paura di essere attaccati. Perché Lorenzo ha paura, non c’è un brandello del suo corpo che non lo segnali. Stare in mezzo a una torma di pazzi, tutti i giorni, non deve essere una cosa semplice.

Con Tutto chiede salvezza, Mencarelli tratta un argomento importante ma spinoso e riesce a trattarlo con obiettività e rispetto, a 360°, senza cadere in banali polemiche o cliché. Riesce a far sentire al lettore tutta la sofferenza che queste persone provano, ma riesce a mischiarla anche a momenti di comicità e di dolcezza. E’ un libro che ti lascia sensazioni forti ma contrastanti e ti commuove, molto. La malattia mentale è un tema che ha bisogno di emergere, perché purtroppo è ancora un grande tabù; e questo testo è un’ottima proposta per avvicinarsi alla tematica.

<< Non sto dicendo che non esista la malattia mentale, ci mancherebbe, ho conosciuto squilibrati da mettere i brividi, gente che godeva del dolore altrui. Ma oggi non si cura più solamente la malattia mentale, oggi è l’enormità della vita a dare fastidio, il miracolo dell’unicità dell’individuo, mentre la scienza vorrebbe contenere, catalogare. Ormai tutto è malattia, ma vi siete mai chiesti il perché?>>

Questo, è uno di quei libri che fa pensare molto. Io personalmente ho pensato a quanto siano attuali certe affermazioni, a quanto la nostra società ci etichetti e riconosca sempre meno l’unicità dell’individuo. Tutto ciò che è diverso viene sempre stigmatizzato ed isolato, anche dopo la famosa Legge Basaglia del 1978. Se una persona viene etichettata come “matta” non ha più il diritto di essere ascoltata, di essere presa sul serio. Diventa invisibile e soprattutto non produttiva.

Bastava talmente poco.
Bastava ascoltare, guardare meglio occhi, concedere.
Una volta, una sola volta.
Invece non lo hanno fatto.
Perché per loro non eravamo degni di essere ascoltati.
Perché i matti, i malati, vanno curati, mentre le parole, il dialogo, è merce riservata ai sani.
Questo abbrutimento è la scienza?

 

Un libro adatto a chi sa bene che la normalità non esiste e a chi è convinto che non sia così.

 

Buona lettura a tutti!

Rachele.

 

PS. So che in questo blog ne abbiamo parlato più e più volte, ma leggendo ciò che racconta il protagonista, mi è venuto in mente lo studio di Elaine Aaron sulle HSP (Highly Sensitive Person) e ciò che ne comporta sulle persone che hanno questa caratteristica: il sentire tutto più forte, più intenso.

PPS. Vuoi leggere un altro libro con una tematica molto simile? Se non lo hai ancora fatto, devi assolutamente leggere Svegliami a mezzanotte di Fuani Marino.

 

 

 

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