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Jean-François Millet – dalla Normandia a Barbizon

Jean-François Millet è l’artista che ho scelto per iniziare questa mini serie dedicata agli artisti della Scuola di Barbizon.

 

Anche stavolta il mio amore per le opere di questa corrente era troppo grande per limitarmi a dedicarvi un solo articolo… ed ecco che mi è venuta l’idea di approfondire alcuni degli artisti più celebri del movimento in questione.

 

Una piccola riflessione personale prima di iniziare…

 

Oltretutto questa è una cosa che mi affascina molto. Ricordo che mi è capitato spesso di studiare una corrente artistica in maniera generica. Ci veniva richiesto di fissare i pilastri del movimento, i temi trattati e i nomi degli artisti che lo avevano dato alla luce. E magari ero pure felice perché, quando sei costretto a studiare qualcosa ed hai anche altre mille materie a cui rendere conto, non ti sembra vero di poter scrivere la parola ‘no’ accanto a determinati paragrafi. E come lo marcavo bene quel ‘no’! Adesso che ho invece più tempo da dedicare alla lettura di sole cose che mi appassionano, mi accorgo che dietro questi nomi di artisti c’è molto di più. Ci sono delle storie da raccontare, molto particolari e spesso fatte di sofferenza, ed è a mio avviso molto bello andare alla scoperta di tutto quello che c’è stato prima del momento della consacrazione… momento che per alcuni, nonostante il duro lavoro, non è neppure mai arrivato. E’ forse questo il motivo principale che mi spinge ogni volta a dedicare dei pezzi anche ai singoli artisti. E’ come se nel mio piccolo riuscissi a rendere loro omaggio.

 

Giovinezza e adolescenza

 

 

Jean-François Millet nacque nell’ottobre del 1814 a Gréville-Hague, in Normandia. I suoi genitori, Jean-Louis-Nicolas e Aimée-Henriette-Adélaïde, erano entrambi dei poveri contadini.

 

Jean-François iniziò presto la sua formazione artistica e furono proprio i genitori a prendere l’iniziativa. Essi lo affidarono inizialmente ad alcuni precettori privati ma in seguito il giovane proseguì i suoi studi a Cherbourg. Era il 1833 quando iniziò a studiare pittura sotto la guida del ritrattista Paul Dumouchel, continuando in contemporanea ad aiutare la famiglia nel lavoro dei campi.

 

 

Nel 1835 passò a Lucien-Théophile Langlois e, nel 1837, si trasferì a Parigi grazie ad una borsa di studio che gli permise di frequentare la Scuola di Belle Arti sotto la direzione del pittore Paul Delaroche. Millet esordì al Salon di Parigi nel 1839 ma, come avvenne per molti altri artisti, non riscosse particolare successo.

 

Jean-François fece così ritorno a Cherbourg e l’anno seguente fece la conoscenza di Pauline-Virginie Ono, una ragazza della quale si innamorò perdutamente. La giovane divenne così sua moglie ma, purtroppo, morì precocemente a soli tre anni di distanza dalle loro nozze. Millet, sopraffatto dal dolore, iniziò a dedicarsi alla ritrattistica, genere che nella piccola Cherbourg riusciva a procurargli svariate commissioni. Oltre ai ritratti si adattò anche alla produzione di dipinti a soggetto mitologico.

 


“Ritratto di Pauline-Virginie Ono”

 

L’arrivo di Jean-François Millet a Barbizon

 

Intorno al 1846 arrivò finalmente una svolta nella vita dell’artista. Millet strinse infatti amicizia con Constant Troyon, Narcisse Diaz, Charles Jacque e Théodore Rousseau, artisti che formeranno il primo nucleo della Scuola di Barbizon.

 

Grazie a questi incontri Millet iniziò a dedicarsi al tema agreste, a lui molto caro. Jean-François fu in grado di raccontare la vita di campagna con una incredibile vicinanza affettiva. Lui stesso proveniva da una famiglia di contadini e sapeva benissimo quanto era dura la vita nei campi. I protagonisti dei suoi quadri divennero così zappatori, piantatori di patate e pastorelle, dipinti in qualsiasi momento della giornata e intenti nelle tipiche operazioni della vita di campagna. Grazie a questi lavori iniziarono ad arrivare anche i primi successi al Salon, che ospiterà le sue tele fino al 1865. Fra le sue opere più acclamate vi fu ‘Il seminatore’, la quale fu in grado di generare dei pareri molto discordanti.

 

 

Sotto l’influsso degli altri artisti, Millet decise di trasferirsi definitivamente a Barbizon, sfruttando una piccola somma stanziatagli dallo Stato. Jean-François rimase in questo piccolo paese per tutto il resto della sua vita, allontanandosi solo in rare occasioni per compiere dei brevi viaggi. Fu proprio durante un viaggio a Vichy, intorno al 1866, che Millet realizzò due delle sue opere più celebri: “Le spigolatrici” (immagine di copertina) e “L’Angelus”.

 

 

L’eredità lasciata da Millet

 

Egli consolidò gradualmente la sua fama e venne addirittura insignito del Cavalierato della Legion d’onore. Jean-François Millet morì a Barbizon il 20 gennaio 1875.

 

Millet lasciò sicuramente una grande eredità con le sue opere. Furono infatti in molti a subire il suo influsso. Tra questi spiccano Pissarro, Seurat, Gauguin, Segantini e, soprattutto, il mio adorato Van Gogh.

 

 

E per oggi è tutto.

 

Si chiude così un altro anno per Frammenti d’Arte. Vi ringrazio per avermi seguito in tutti questi mesi. Vi auguro innanzitutto un Felice Natale e faccio a tutti voi un grande augurio per il nuovo anno che è ormai alle porte… con la speranza che porti un po’ di serenità e spensieratezza, cose che ci mancano davvero molto. Quanto a noi, vi do appuntamento al 2021! Buone feste a tutti!

 

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