“Théodore Rousseau – il talentuoso paesaggista di Barbizon” è il titolo del mio articolo odierno.
Ho deciso di dedicare un nuovo pezzo ad un altro dei protagonisti della Scuola di Barbizon (clicca qui per leggere l’articolo). Théodore Rousseau viene in particolare considerato uno dei più talentuosi e sensibili paesaggisti dell’Ottocento francese.
Rousseau era particolarmente attratto dalla natura e dagli effetti atmosferici e tra i suoi soggetti prediletti vi erano in particolare gli alberi, ritratti in terreni piatti e paludosi.
Ma analizziamo la sua vita più nel dettaglio.
Giovinezza e adolescenza
Théodore Rousseau nacque a Parigi nell’aprile del 1812, in una famiglia di estrazione borghese. Terminati gli studi secondari pensò di iscriversi ad un politecnico ma si accorse di possedere una vocazione pittorica e fu per questo che decise di iniziare a studiare pittura con lo zio Pierre-Alexandre Pau de Saint Martin.
Successivamente passò sotto la guida di Jean Charles Joseph Remond e di Guillon-Lethie. Tuttavia Théodore non si limitò a studiare con i suoi maestri ma vi affiancò anche una intensa attività da autodidatta, copiando i capolavori del Louvre e dipingendo dal vero.
Se ne andò solitario a piantare il suo cavalletto nei dintorni di Parigi, preoccupandosi solamente di riprodurre con esattezza ciò che vedeva.
Pierre Lavedan
Rousseau aveva tra i suoi artisti preferiti il celebre paesaggista John Constable, del quale amava la pennellata libera e morbida.
Théodore Rousseau e la delusione del Salon
Nel 1830 si recò in Alvernia, regione della Francia ricca di valli, montagne, pascoli e foreste dove mise in pratica il suo talento di paesaggista. Fece il suo debutto al Salon di Parigi l’anno seguente con un quadro che rappresentava appunto l’Alvernia. Théodore partecipò all’esposizione del Salon anche nel 1833, nel 1834 e nel 1835, riscuotendo non pochi consensi. Ad ammirare le sue opere vi furono anche figure illustri come quella del duca d’Orleans (che acquistò un suo dipinto) e del Principe di Joinville.
Nel 1836 Rousseau presentò, sempre al Salon, “La discesa delle vacche dagli altipiani del Giura”, opera che venne rifiutata e, addirittura, definita ‘una cosa mostrusa’ dalla giuria.
L’arrivo alla Scuola di Barbizon
Fu dopo questa offesa che Théodore cercò rifugio nel villaggio di Barbizon, ai confini della foresta di Fontainebleau. In questo piccolo paese si erano già riuniti molti altri artisti che, come lui, studiavano dal vero e prediligevano il tema del paesaggio.
Sebbene non fu il primo ad arrivare nel villaggio di Barbizon, egli viene comunque considerato il capo della Scuola grazie alla sua serietà e alle sue capacità di rispecchiare pienamente quelli che erano i pilastri fondamentali della Scuola di Barbizon.
Nonostante nel villaggio di Fontainebleau si fosse radunato un gran numero di artisti, Rousseau era un uomo dall’animo solitario e travagliato e, molto spesso, preferiva partire di primo mattino per rifugiarsi negli angoli più rudi della foresta a lavorare autonomamente.
Théodore viaggiò molto, soprattutto in compagnia dell’amico Jules Dupré, con il quale si recò nella Creuse e nelle Lande.
Nel 1848 Rousseau espose nuovamente le sue opere al Salon, presentandone un gran numero. Egli riuscì così a prendersi una rivincita infatti, con il tempo, acquistò sempre più consensi arrivando a riscuotere un successo clamoroso all’esposizione universale del 1855.
Sebbene la sua notorietà fosse arrivata alle stelle, egli non si montò mai la testa. Anzi, nel 1849, stanco della vita mondana di Parigi, si ritirò definitivamente a Barbizon in compagnia della sua famiglia e dell’amico Jean-François Millet (qui potete trovare l’articolo a lui dedicato).
Théodore Rousseau morì il 22 dicembre 1867, a soli, cinquantasei anni, stroncato da un attacco di emiplegia.