“Camille Corot – il pittore che anticipò l’Impressionismo” è il titolo del mio articolo di oggi.
Continuo quindi la mia serie dedicata ai pittori che fecero la storia della Scuola di Barbizon ma con una piccola eccezione. Il pittore che analizzeremo oggi, infatti, oltre ad essere considerato uno dei più abili paesaggisti mai esistiti, viene anche considerato come colui che anticipò la corrente impressionista.
Nonostante amasse dipingere en plein air, Corot mantenne comunque un certo legame anche con la tradizione e sulla sua tavolozza non mancavano mai colori come nero e marrone che tra i pittori impressionisti erano considerati vietati. Inoltre, molto spesso, si limitava ad eseguire rapidi schizzi all’aperto ma poi rielaborava il tutto nel suo studio.
Cosa dicevano di lui i suoi colleghi pittori
E’ molto bello leggere quello che pensava Monet di un artista come Corot:
“Qui c’è un solo grande maestro: Corot. Non siamo nulla nei suoi confronti, nulla”.
Anche Edgar Degas amava molto il modo di dipingere di Camille ma, incredibilmente, egli preferiva il suo modo di dipingere le figure piuttosto che i paesaggi.
Ma adesso scopriamo qualcosa sulla vita di questo incredibile artista.
Infanzia e adolescenza
Camille Corot nacque nel 1796 a Parigi da una famiglia di estrazione borghese. Il padre era un mercante di stoffe mentre la madre una rinomata artigiana. Dal momento che i genitori di Camille seppero ben amministrare il proprio patrimonio, egli non si trovò mai in condizioni economiche disagiate.
Corot studiò presso il Lycée Pierre-Corneille di Rouen ma non si rivelò mai uno studente brillante. Il rendimento scolastico del giovane, infatti, fu sempre altalenante e ben presto fu costretto ad entrare in collegio dove continuò comunque a riscuotere bassi profitti.
Pare che Camille fosse un ragazzo molto timido. Egli era attaccatissimo alla madre ma temeva il padre sopra ogni cosa. Fu proprio quest’ultimo ad indirizzare il figlio al commercio di tessuti. Probabilmente a causa del suo carattere introverso, Camille non si rivelò proprio un abile venditore ma continuò ad esercitare questo mestiere fino a quando non compì ventisei anni. Fu allora che il padre decise di smettere di ostacolare il ragazzo lasciandolo così libero di seguire la sua vocazione, la pittura.
Finalmente la pittura
Gli anni trascorsi nel commercio, circondato dai variopinti colori dei tessuti, lo aiutarono a sviluppare il suo senso estetico e già in seguito ai primi quadri che Camille dipinse per sfuggire alla noia, dimostrò un grande talento, soprattutto per la pittura paesaggistica. Proprio come molti suoi colleghi rimase rapito dai lavori di Constable e di Turner, due tra i più famosi artisti del Romanticismo. Nel 1817 aprì il suo primo studio nella casa a Ville d’Avray potendo sempre contare sull’aiuto economico dei genitori.
La formazione pittorica di Corot avvenne tra il 1821 e il 1822 presso Achille Etna Michallon, pittore che aveva studiato con Jacques-Louis David e che gli fornì ottimi consigli. Con lui imparò a tracciare litografie, a trasporre sulla tela forme tridimensionali e ad eseguire lavori en plein air. Purtroppo Michallon morì a soli ventisei anni e Camille proseguì la sua formazione con Jean-Victor Bertin, il quale era stato maestro dello stesso Achille Etna.
Camille Corot e il suo primo viaggio in Italia
Nel 1825, seguendo il consiglio che aveva ricevuto pochi anni prima dal suo maestro Michallon, Camille si recò in Italia. Fu proprio nel nostro paese che la maturazione artistica del giovane giunse ad una svolta decisiva ed arrivò a eseguire duecento disegni e centocinquanta dipinti in meno di tre anni.
Corot visitò Roma, Narni e Tivoli, rimanendone completamente estasiato. Nel 1828 visitò anche Napoli, l’arcipelago Campano e il Vesuvio. Dopo una breve sosta a Venezia, fece ritorno a Parigi.
“Ho un solo scopo nella vita che voglio perseguire con costanza: fare paesaggi”.
Le esposizioni al Salon
Dal 1828 al 1834 Corot si occupò principalmente di rielaborare gli schizzi eseguiti durante il suo viaggio in Italia secondo canoni classici e tradizionali, in modo da poterli esporre al Salon di Parigi. Un esempio fu “Il ponte di Narni”,
opera del 1826 in cui riprese il bozzetto di un acquedotto romano diroccato e lo trasformò in uno scenario pastorale caratterizzato da grandi alberi frondosi e da immense distese di prati. La giuria del Salon apprezzò ma in molti riconobbero nel dipinto un modo di trattare la luce che già anticipava la pittura impressionista.
Corot continuò a servirsi dei suoi bozzetti per le esposizioni ufficiali al Salon ma, in questi stessi anni, continuò a viaggiare. Egli visitò la Normandia e Rouen, dedicandosi sempre più spesso alla pittura en plein air. Nonostante il suo amore sconfinato per i paesaggi, non disdegnò nemmeno lo studio della figura e la ritrattistica, chiedendo spesso ad amici e parenti di posare per lui.
L’arrivo a Barbizon
E’ nella primavera del 1829 che Camille si recò a Barbizon per poter dipingere nella incontaminata foresta di Fontainebleau. Qui fece la conoscenza degli altri esponenti del movimento, in particolare Théodore Rousseau e François Millet. Anche Camille Corot contribuì fortemente allo sviluppo della Scuola di Barbizon grazie al suo talento e al suo amore per i paesaggi. Fu quindi un periodo molto prolifico dal punto di vista artistico ma l’accoglienza dei dipinti che presentò al Salon divenne alquanto fredda e questi insuccessi lo convinsero a fare ritorno in Italia.
Durante il secondo viaggio in Italia, Corot soggiornò soprattutto a Venezia e in Toscana dove si interessò in modo particolare al lato più selvaggio della natura. Sulla strada del ritorno si fermò invece in Lombardia, rimanendo incantato dal lago di Como che gli fece scattare una passione per i suggestivi paesaggi coperti dalla nebbia.
Nonostante questo secondo viaggio nel nostro paese, le opere di Camille continuarono ad essere aspramente criticate dal Salon. Corot trovò un ammiratore, oltre che un sostenitore, in Charles Baudelaire, il celebre poeta francese che lo difese e lo definì il ‘capo della moderna scuola di paesaggio’. Grazie agli apprezzamenti di Baudelaire, il pittore iniziò lentamente a conquistare il favore della critica e del pubblico, arrivando addirittura ad essere nominato membro della giuria del Salon nel 1848.
La sua consacrazione arrivò con l’Esposizione Universale del 1855, quando Napoleone III acquistò il suo dipinto “Il carretto, ricordo di Marcoussis”. Da qui iniziò il suo decollo artistico che culminò nel 1859, momento in cui i numerosi dipinti esposti al Salon riscossero un successo clamoroso. Tra i suoi più grandi ammiratori di questo periodo vi furono Eugène Delacroix e il futuro impressionista Camille Pissarro.
Nonostante il grande successo, Camille Corot continuò a dipingere en plein air i suoi amati paesaggi, cogliendo talvolta spunti dal Romanticismo, fino alla sua morte avvenuta a Parigi il 22 febbraio 1875.