ON AIR


Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

WHEN I’M SIXTY – FOUR (Lennon – Mc Cartney)

WHEN I’M SIXTY – FOUR (Lennon – Mc Cartney)

Paul McCartney – voce, piano, basso;
John Lennon – cori, chitarra;
George Harrison – cori;
Ringo Starr – batteria, campane;
Robert Burns, Henry MacKenzie, Frank Reidy – due clarinetti e clarinetto basso.

Registrazione: 6 dicembre 1966
Produttore: George Martin
Fonico: Geoff Emerick

Quando sarò vecchio e perderò i miei capelli,
Fra parecchi anni,
Mi manderai ancora biglietti di San Valentino,
Auguri di compleanno, una bottiglia di vino?
Se rimanessi fuori casa fino alle tre meno un quarto
Chiuderesti la porta?
Avresti ancora bisogno di me, mi daresti ancora da mangiare,
Quando avrò sessantaquattro anni?

 

 

La vecchiaia vista da un ragazzo di sedici anni

Sedici anni era l’età in cui Paul scrisse questa canzone.

Il pezzo fa parte del primo repertorio dei Beatles e mai incluso in nessun album. La band lo eseguiva già al Cavern nei momenti di interruzione della corrente elettrica.

Fu il primo pezzo disponibile per l’album Pepper, e forse non è un caso che proprio quell’anno il padre di Paul compiva, appunto, sessantaquattro anni.

Sarai vecchia anche tu,

E se dici quella parola,
Potrei restare con te.
Potrei essere pratico, riparando un fusibile
Quando le tue luci si saranno spente.
Puoi cucire un maglione vicino al focolare
Andare a fare un giro le domeniche mattina,
Prendendoti cura del giardino, estirpando le erbacce,
Chi potrebbe chiedere di più?
Avresti ancora bisogno di me, mi daresti ancora da mangiare,
Quando avrò sessantaquattro anni?

La canzone

Il pezzo si ispira alle canzoni in stile vaudeville dei primi anni del ventesimo secolo. Un brano da music hall. Un pezzo alla Des O’ Connor.

In effetti si intuisce che, forse, Paul volesse omaggiare e insieme prendere in giro suo padre che aveva suonato in un’orchestrina da ballo.

 

Ogni estate possiamo affittare un cottage,
Nell’isola di Wight, se non è troppo caro
Dovremmo lesinare e risparmiare
I nipoti sulle tue ginocchia
Vera Chuck e Dave
Mandami una cartolina, lasciami una riga,
Dichiarando un punto di vista
Indica precisamente cosa intendi dire
Sinceramente tuo, buttando via

 

La registrazione

Nell’arrangiamento George Maertin seguì la sua regola: orchestare sì, ma il minimo possibile. Così furono aggiunti soltanto tre clarinetti, di cui uno basso.

per questo furono ingaggiati i migliori clarinettisti che si potessero trovare:

Il risultato fu un’atmosfera vagamente ironica e sicuramente nostalgica, in linea con le intenzioni di Paul.

Alla fine, la voce di Paul fu registrata a una velocità aumentata in modo da renderla più giovanile.

Di seguito è possibile sentire il suono della registrazione originale.

Dammi la tua risposta,
Mia per sempre
Avresti ancora bisogno di me, mi daresti ancora da mangiare,
Quando avrò sessantaquattro anni?

 

Live e cover

Il primo a farne una cover fu John Denver, poi seguì Keith Moon, il batterista dei The Who, scomparso nel 1978, che registrò una versione per il documentario All This and World War II.

 

 

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

Articoli Correlati

Commenti