Gustave Courbet viene considerato l’iniziatore del Realismo francese.
Il Realismo è un movimento pittorico che tende ad una rappresentazione fedele della realtà, analizzata con un linguaggio diretto e totalmente privo di abbellimenti.
Abbandoniamo così, almeno per il momento, i pittori che si dedicarono esclusivamente alla realizzazione di paesaggi.
I dipinti di Courbet non sono caratterizzati esclusivamente dalla bellezza e dall’armonia, come imposto nella pittura romantica. Essi sono caratterizzati anche da tutto quello che, pur non essendo ‘nobile’, fa comunque parte della quotidianità ed è per questo degno di qualificare l’arte.
“Ho cinquant’anni ed ho sempre vissuto libero; lasciatemi finire libero la mia vita; quando sarò morto voglio che questo si dica di me: Non ha fatto parte di alcuna scuola, di alcuna chiesa, di alcuna istituzione, di alcuna accademia e men che meno di alcun sistema; l’unica cosa a cui è appartenuto è stata la libertà”.
Giovinezza e Adolescenza
Gustave Courbet nacque il 10 giugno 1819 ad Ornans, cittadina nel cuore della Franca Contea. Era il figlio primogenito di Régis e Sylvie Oudot Courbet, agricoltori proprietari di un vasto patrimonio terriero. Essi ebbero altre tre figlie: Zoé, Zélie e Juliette. Gustave fu legato alla sua famiglia per tutta la vita, tanto da ritrarli in molte delle sue composizioni.
Courbet studiò presso la scuola locale, apprendendo le prime nozioni artistiche dal padre. Nel 1837, si trasferì presso la città universitaria di Besançon, seguendo la volontà dei genitori che desideravano si avviasse alla professione di avvocato. Il giovane cercò di tenere a freno la sua passione per l’arte iscrivendosi alla facoltà di diritto. Dopo la sua partenza per Parigi, non seguì mai i corsi che avrebbe dovuto bensì preferì inseguire i suoi interessi artistici.
Gustave visitò numerose volte il Louvre. Egli ebbe libero accesso anche alla Galleria Spagnola del re Luigi Filippo, dove scoprì i dipinti di Velázquez e Zurbarán che si sarebbero poi rivelati decisivi per la sua formazione.
L’artista si divise così tra un’intensa attività di studi artistici e di svaghi. Intrecciò anche una relazione con la modella Virginie Binet, la quale gli diede una figlia nel settembre 1847.
Courbet e il Salon
Nel 1848, in occasione del Salon (che fino ad allora aveva accettato pochissime delle sue opere) e approfittando dell’assenza della commissione giudicatrice, Gustave ebbe modo di esporre una decina di quadri e disegni. Grazie a questo riuscì ad acquisire un minimo di notorietà che gli consentì di inviare ulteriori dipinti alle edizioni successive di tale esposizione. Nel 1849, partecipò alla mostra con la sua tela “Dopocena ad Ornans”,
che fu acquistata dallo Stato e gli valse anche una medaglia di seconda classe.
L’arte di Courbet riusciva a spaccare in due il pubblico. Da una parte c’era chi criticava aspramente le sue tele ma dall’altra vi erano dei ferventi ammiratori. Tra questi vi fu indubbiamente Alfred Bruyas il quale, dopo aver visto la tela “Le bagnanti”, rimase talmente colpito da acquistare il dipinto e ospitare addirittura il pittore nella sua casa a Montpellier. Courbet, potendo contare su questo generoso mecenate, ebbe la possibilità di esprimere liberamente la sua arte. Riuscì, così, a far crescere anche la sua fama, tanto che le esposizioni dei suoi quadri iniziarono ad essere contese in tutta Europa.
Du Réalisme
La tela più rappresentativa di questo periodo è sicuramente “L’atelier dell’artista”,
dove Courbet rese noti i principi ispiratori della sua arte. L’opera venne comunque respinta dal Salon per via delle dimensioni della tela giudicate troppo grandi (circa quattro metri per sei). Oltraggiato da questo affronto il pittore decise di organizzare una propria mostra intitolata ‘Du Réalisme’. Tale manifestazione, ospitata nei locali del Padiglione del Realismo, venne fatto erigere a proprie spese dallo stesso Courbet. Essa comprendeva ben quaranta dipinti, accompagnati da un breve scritto e da un catalogo. In esso dichiarava che la qualifica di realista gli era stata imposta, proprio come agli artisti del 1830 era stata imposta la qualifica di romantici. Fu così che Gustave Courbet divenne ufficialmente il capo del Realismo.
Travolto dal successo
Al Salon del 1857, Gustave partecipò con la tela “Fanciulle sulla riva della Senna”,
grazie alla quale la sua arte arrivò a riscuotere un enorme successo. A questo punto l’artista, oltre a godere della protezione di numerosi ammiratori, non sapeva neanche più come fare per rispondere a tutte le commissioni che riceveva.
A questo periodo risalgono anche svariate opere che riscossero polemiche enormi. Tra queste vi fu “Il ritorno dall’assemblea”, dove sono rappresentati un gruppo di preti e dignitari ecclesiastici in preda ai fumi dell’alcol. L’opera venne rifiutata sia dal Salon che dal Salon des Refusés. Venne acquistata da un contemporaneo di Courbet che, sconcertato dal soggetto raffigurato, la distrusse. Vi furono poi altre opere fortemente criticate. Tra queste “Venere e Psiche” (per la scena lesbica ritenuta indecente) e “L’origine du monde” (per via della sua grande carica erotica).
Un’altra mostra personale per Courbet
Nel 1867 Courbet organizzò un’altra mostra personale, stavolta ospitata in un edificio eretto per l’occasione a Place de l’Alme, dove raccolse oltre cento pitture. Nell’estate del 1869, invece, soggiornò in Normandia dove colse svariati spunti e ispirazione dalla selvaggia bellezza di queste terre per realizzare “Il mare in burrasca” e “La falesia di Etretat dopo la tempesta”. Entrambe le tele vennero esposte al Salon del 1870 dove riscossero un gran successo, sia da parte del pubblico che della critica, consolidando così la sua fama.
Courbet fu parte attiva nella guerra franco-prussiana venendo addirittura nominato presidente della Commissione delle arti dove ebbe così modo di salvaguardare l’immenso patrimonio artistico di Parigi dalla furia dei soldati prussiani. Nel momento in cui venne istituita la Comune di Parigi, Gustave era presente e divenne membro del suo Consiglio nonché assessore all’istruzione pubblica. La responsabilità che rivestì durante l’intera vicenda portò però l’artista a subire grossi guai giudiziari culminati con il suo arresto e con una ingente multa.
Gli ultimi anni
L’esclusione dal Salon del 1872 e il timore di essere nuovamente arrestato, spinsero Courbet a lasciare la Francia per rifugiarsi in Svizzera dove sarebbe voluto restare fino a quando la situazione in patria non fosse migliorata. Nonostante fosse stato accolto benevolmente dai cittadini elvetici, Gustave si lasciò andare ad uno stile di vita dissipato, annegando i propri dispiaceri nell’alcol. Anche la sua produzione ne risentì e l’artista iniziò a dipingere opere alquanto mediocri.
Gustave Courbet, già afflitto da una grave obesità, continuò a bere alcolici finendo col contrarre la cirrosi epatica che lo portò alla morte il 31 dicembre 1877. L’artista venne poi sepolto nel cimitero di Ornans.
A raccogliere l’eredità di Courbet furono soprattutto gli impressionisti, in particolare Paul Cézanne. Anche Manet fu molto sensibile all’arte di Gustave dal quale colse in particolare lo studio del nudo femminile (come in “Colazione sull’erba” e in “Olympia”). Inoltre, sia Courbet che Manet, possono essere messi a confronto per la loro spiccata insofferenza nei confronti delle convenzioni accademiche.