Alla fine ci siamo riusciti, la fuga ha avuto esito positivo. Siamo nuovamente nell’isola da me lungamente bistrattata, lo scoglio brullo ex vulcanico nell’Atlantico. Qui dove la vegetazione scarseggia, ma le rocce sono tante, dove quando arriva il vento dal deserto del Sahara, il Calima, diventa tutto rosso, abbiamo trovato il nostro habitat felice.
Giusto per un po’, non per molto, stiamo vivendo una pseudo normalità, in cui possiamo decidere di andare a cena, a fare un aperitivo, non avere un milione di vincoli e restrizioni.
Per entrare in Spagna è obbligatorio fare il tampone molecolare (che è stato tra l’altro controllato in aeroporto), quindi in teoria chi arriva sull’isola è sano, e questo fa si che i contagi a Fuerteventura, siano veramente pochi.
Non ho mai amato quest’isola delle Canarie, perché la prima volta che venni, ormai dieci anni fa, trovai una condizione che per il surf era pessima: un sacco di vento e poche onde, che tradotto vuol dire centinaia di chilometri sullo sterrato in cerca di un tuffo e nervosismo evidente tra tutti i partecipanti al surf trip.
Per questo motivo non ho mai più voluto tornarci, ma l’anno scorso, in un momento in cui avevo bisogno di una fuga al caldo e con le onde decisi di riprovarci e fui premiata.
Quest’anno la scelta è stata obbligata dalla situazione contingente, era infatti impossibile andare in Indonesia o altre parti del mondo senza rischiare troppo o spendere cifre senza senso.
Siamo qui da circa una settimana, per il momento Fuerte ha dato il meglio di se, onde bellissime, caldo, e un po’ di archeologia…. già perché qui c’è anche la storia degli aborigeni che qui vivevano prima che le Isole Fortunate fossero scoperte dai romani… ma questa è un’altra storia e ve la racconterò la prossima volta.
Anche qui comunque, si percepisce bene che la situazione economica a causa della pandemia è grave. Ci sono moltissimi negozi e locali chiusi, e tantissime persone che qui sono arrivate dall’Europa perché in smart working o senza lavoro e, queste ultime, si sono adattate con furgoni arrangiati in una sorta di barbonaggio che, se aggiungiamo la scenografia marziana del luogo, regala un’atmosfera da Mad Max.
Noi staremo ancora qualche settimana in questa bolla dai colori arancio-rossastri e cercherò di raccontarvi qualcosa di meno noto della conosciutissima Fuerteventura.