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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

GOOD MORNING GOOD MORNING (Lennon – Mc Cartney)

GOOD MORNING GOOD MORNING (Lennon – Mc Cartney)

John Lennon – voce raddoppiata, chitarra ritmica
Paul McCartney – cori, basso, chitarra solista,
George Harrison – cori, chitarra solista
Ringo Starr – batteria, tamburino
Altri musicisti

Barrie Cameron, David Glyde, Alan Holmes – sassofono
John Lee, Anonimo – trombone
Anonimo – corno inglese

Registrazione: 8 febbraio 1967
Produttore: George Martin
Fonico: Geoff Emerick

 

 

Buongiorno
Buongiorno
Abbiamo parlato tutta la notte attraverso
Buongiorno
Buongiorno a voi

 

I Kellogg’s

“Una buona giornata comincia con i Kellogg’s!” Questo era lo slogan della pubblicità dei famosi Corn Flakes. E questo era quello che sentiva ogni mattina John nella sua villa (o, per meglio dire, “dimora”) di Weybridge.

Non ha caso la canzone comincia con il verso di un gallo; l’immagine dei Kellogg’s. Appunto.

Good Morning Good Morning  era un modo per ironizzare sul proprio stile di vita diventato un po’ borghese, un po’ da pipa e pantofole.

 

 

 

 

“Mi rendevo conto che Paul stava frequentando gente molto poco convenzionale, proprio lui che era così convenzionale.
John invece stava diventando non convenzionale restandosene a casa sua”.
Ringo Starr, South Bank Show (manoscritto inedito)

Buongiorno
Buongiorno
È bello stare fino a tardi
Buongiorno
Buongiorno a voi

La struttura musicale

Il brano si distingue soprattutto da un punto di vista ritmico. Un’introduzione con un soffondo di fiati e poi cominciano le strofe di 10 battute l’una.

Incastrare il tutto è stato tutt’altro che facile e lo si deve, ovviamente, alla competenza di George Martin.

Da considerare che John Lennon non leggeva e non scriveva musica. Lo spartito in commercio del brano non lo si deve a lui, ma sicuramente a qualcuno della Northern Song.

 

 

 

 

 

 

 

Quando la band cominciò a suonare le stelle stavano lanciando brillante
Ora il lattaio è sulla sua strada ed è troppo tardi per dire buonanotte

 

La registrazione

John voleva che il sound del pezzo fosse particolarmente potente. Fu così che George Martin ingaggiò i Sound Incorporated: una band prodotta da Brian Epstain, che faticarono non poco a entrare nei punti giusti, data la struttura quasi casuale della ritmica.

Per sottolineare il canto del gallo alla fine del brano, fu scelto di aggiungere voci di altri animali e fu utilizzato il Volume 35:  Animali ed Api del catalogo di effetti speciali della EMI.

Il risultato andò ad assomigliare molto a una vecchia canzone di Burl Ives: The spider and the fly.

Fu George Martin ad accorgersi che il verso del gallo somigliava alla chitarra del pezzo Sgt, Pepper. Decise così di mixare il tutto e il finale di Good mornin good morning diventò l’inizio di Sgt. Pepper (reprise).

“I Beatles continuavano a crescere musicalmente, in particolare durante la lavorazione di Pepper,
e ogni nuova canzone dava luogo a un’esperienza inedita: ora avevano un catalogo intero di suoni
identificabili. Non erano un singolo gruppo, ma tanti gruppi contemporaneamente.”

George Martin, “L’estate di Sgt. Pepper” La Lepre Edizioni

Allora, Buongiorno
Buongiorno
I raggi solari sorrideranno presto
Buongiorno

Buongiorno
Buongiorno

Buongiorno
Buongiorno a voi

 

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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