Jan van Eyck sarà il protagonista del mio articolo di oggi.
Ho dedicato i miei ultimi articoli ad artisti decisamente recenti e oggi confesso che avevo una certa voglia di tornare indietro nel tempo. Probabilmente ho un po’ esagerato visto che da fine Ottocento salteremo direttamente a fine Trecento… ma non ho saputo resistere al fascino di questo bravissimo artista fiammingo che spero saprà conquistare anche tutti voi che mi seguite.
Iniziamo subito il nostro viaggio!
La vita
Di Jan van Eyck, nonostante sia considerato il capostipite della pittura nei Paesi Bassi del Quattrocento, non si hanno notizie certe in merito alla sua vita. Egli nacque intorno al 1390 a Maaseik e ad introdurlo al mondo della pittura fu probabilmente il fratello maggiore Hubert.
Ad essere sconosciute sono anche le notizie in merito alla formazione dell’artista. Non si sa, infatti, se questa avvenne in Francia o nella terra di origine. Ciò che sembra essere abbastanza sicuro, è che la sua formazione avvenne nel campo della miniatura. Da questa imparò l’amore per i più piccoli dettagli che poi si proiettò anche nelle sue tele.
Dall’ottobre del 1422 al settembre 1424, Van Eyck si trovava all’Aia, alla corte di Giovanni di Baviera, conte d’Olanda. L’anno seguente divenne invece pittore di corte del duca di Borgogna Filippo il Buono, ruolo che ricoprì fino alla morte. Molto interessante da precisare è il fatto che Jan, per conto del duca Filippo, svolse anche numerose missioni diplomatiche. Tra le più note si recò a Lisbona, nel 1428, per concordare le nozze del duca con Isabella di Portogallo.
Le opere più celebri di Jan Van Eyck
Tra il 1426 e il 1432 lavorò al suo celebre capolavoro, “Il Polittico di Gand”:
opera composta da dodici pannelli disposti su due registri, uno superiore e uno inferiore. Al centro del registro superiore si trova Dio Padre. Ai lati vi sono la Vergine e San Giovanni Battista. A sinistra si trovano gli Angeli cantori e Adamo mentre a destra gli Angeli musici e Eva. Nel registro inferiore è presente la grande tavola centrale con l’Adorazione dell’Agnello mistico. Essa è affiancata da due scomparti laterali con i Cavalieri di Cristo, i Giudici integri (a sinistra) e gli Eremiti e i pellegrini (a destra).
Van Eyck, dopo aver abitato per qualche tempo nella città francese di Lilla, si trasferì a Bruges, dove trascorse il resto della sua vita.
Jan Van Eyck viene considerato tra i più talentuosi artisti fiamminghi grazie alla sua altissima qualità pittorica. Egli si fece notare soprattutto per la sua abilità di riprodurre con verosimiglianza e perfezione anche il più piccolo dei dettagli. Con la stessa attenzione si dedicò anche allo studio della luce e degli spazi in cui venivano collocate le figure.
Jan Van Eyck, oltre ad utilizzare i colori ad olio, fece largo uso anche di tempere e di colori di colla animale con una tecnica talmente particolare che nemmeno oggi è interamente conosciuta.
Uomo con turbante
Un’altra celebre opera di Jan van Eyck è “Uomo con turbante”:
tela che viene da molti considerata come l’autoritratto del pittore e alla quale lo stesso artista appose la sua firma e la data di esecuzione, 21 ottobre 1433. Lo sfondo scuro esalta le sembianze dell’uomo che indossa un grande copricapo le cui pieghe sono sapientemente realizzate con un abile contrasto di luci e ombre.
La Crocefissione e il Giudizio Universale
Al periodo di Bruges risalgono altre opere di Van Eyck divenute poi celebri, “La Crocefissione” e “Il Giudizio Universale”:
“La Crocefissione” è realizzata in modo tale da aumentarne il senso di profondità. Ai piedi della croce è riunita una folla tra cui spiccano soldati e dignitari di corte. La loro impassibilità si contrappone nettamente alla disperazione della Vergine la quale viene raffigurata in primo piano. Essa è inginocchiata e avvolta in un ampio abito azzurro che lascia scoperto esclusivamente il volto. Il cielo plumbeo simboleggia invece l’imminente morte di Cristo.
“Il Giudizio Universale” è, invece, costruito secondo un modello di derivazione medievale. La disposizione è su tre piani e le figure hanno una grandezza diversa in base al loro grado di importanza. In alto spicca Cristo circondato dagli angeli, dalla Madonna e da San Giovanni. Sotto vediamo invece i dodici apostoli affiancati da santi e beati. Nella parte inferiore vi sono invece i morti che emergono dalla terra e dal mare in attesa del giudizio. L’arcangelo Michele sovrasta lo scheletro della Morte che viene qui raffigurata con ali da pipistrello.
Ritratto dei coniugi Arnolfini
Una delle opere più conosciute di Van Eyck è senz’altro il “Ritratto dei coniugi Arnolfini”:
tela del 1434. Tra i vari simboli presenti in questa opera va sicuramente menzionato il particolare dello specchio in cui sono riflessi lo stesso pittore e un altro personaggio in qualità di testimoni dell’evento. Secondo l’interpretazione tradizionale, il quadro dovrebbe celebrare il matrimonio tra il mercante Giovanni Arnolfini, stabilitosi a Bruges da oltre un decennio, e Giovanna Cenami.
L’ultima opera di Van Eyck che vorrei menzionare è la “Madonna del cancelliere Rolin”, eseguita tra il 1434 e il 1435 ed oggi conservata al Louvre.
La scena si svolge all’interno di un ambiente chiuso ma con un’ampia arcata di fondo che crea, come abbiamo visto nelle opere precedenti, il solito sapiente gioco di luci e ombre. Le figure principali sono la Vergine, avvolta in un abito rosso, con in braccio il Bambino e, di fronte a lei, è seduto il cancelliere, abbigliato con una veste impreziosita da magnifici ricami. Sullo sfondo è visibile una città fluviale riprodotta in ogni suo più piccolo dettaglio.
Jan Van Eyck morì nel giugno del 1441 come testimoniano gli incartamenti relativi al suo funerale custoditi nell’archivio della Cattedrale di San Salvatore.