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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

BABY YOU’RE A RICH MAN (Lennon-McCartney)

BABY YOU’RE A RICH MAN (Lennon-McCartney)

John Lennon — voce raddoppiata, armonie vocali, clavioline, pianoforte
Paul McCartney — armonie vocali, pianoforte, basso
George Harrison — armonie vocali, chitarra, battiti di mani
Ringo Starr — batteria, maracas, battiti di mani
Altri musicisti
Brian Jones – Sax
Eddie Kramer — vibrafono
Mick Jagger — cori

Registrazione: 11 maggio 1967
Produttore: George Martin
Fonico: Geoff Emerick

 

Come ci si sente ad essere
Uno del bel mondo?
Ora che sai chi sei
Cosa vuoi diventare?
Ed hai viaggiato molto lontano?
Fin dove l’occhio può vedere

Come ci si sente ad essere
Uno del bel mondo?
Quante volte sei stato lì?
Abbastanza spesso da conoscere
Cosa hai visto, quando eri lì?
Niente che non si veda

 

Origine

Il brano è l’unione di due frammenti separati e scritti in momenti diversi da Lennon e McCartney. Fa parte di una serie di brani in cui la composizione è nettamente separata fra i due: si prenda a esempio You can work it out e il ben più riuscito A day in the life.

I temi sono la libertà e la ricchezza, per George Harrison: la ricchezza interiore.

All’interno del teso è contenuta una frase pesantissima riferita probabilmente al tecnico del suono Geoff Emerick. Lennon infatti, verso la fine del brano, storpia la frase principale trasformandola in “you’re a rich fag jew” (sei un ricco finocchio ebreo).

Ragazzo sei un uomo ricco,
Ragazzo sei un uomo ricco,
Ragazzo sei anche tu un uomo ricco
Tieni tutti i tuoi soldi in un grosso sacco marrone dentro uno zoo
Ti sembra una cosa da farsi?
Ragazzo sei un uomo ricco,
Ragazzo sei un uomo ricco,
Ragazzo sei anche tu un uomo ricco

Come ti senti ad essere
Uno del bel mondo?
Accordato in Mi naturale
Felice di essere così
Ora che hai trovato un’altra chiave
Cosa pensi di suonare?

Registrazione

I Beatles erano in trasferta e registarono il brano in un’unica seduta all’Olympic Sound Studios.

In sala di incisione era presente anche Mick Jagger che si unì a loro con i cori.

La parte di Paul è molto orizzontale, come del resto anche in A day in the life, mentre la melodia di John è leggermente più ondeggiante.

Ma chi la fa da protagonista è la frase di basso di Paul e l’uso del clavioline di John: un antenato del sintetizzatore, inventato da Constant Martin nel 1947.

 

 

 

Come ti senti ad essere
Uno del bel mondo?
Accordato in Mi naturale
Felice di essere così
Ora che hai trovato un’altra chiave
Cosa pensi di suonare?

Ragazzo sei un uomo ricco,
Ragazzo sei un uomo ricco,
Ragazzo sei anche tu un uomo ricco
Tieni tutti i tuoi soldi in un grosso sacco marrone dentro uno zoo.
Ti sembra una cosa da farsi?
Ragazzo sei un uomo ricco,
Ragazzo sei un uomo ricco,
Ragazzo sei anche tu un uomo ricco.
Oh, ragazzo sei un uomo ricco,
Ragazzo sei un uomo ricco,
Ragazzo sei anche tu un uomo ricco

Live e cover

Non sono molte le cover di questo brano. Ne citiamo solo una: quella irresistibile dei The Fat Boys che l’hanno utilizzata nel loro film Disorderlies del 1987.

A seguire la versione originale e, per chi ne fosse interessato, la vewrsione decostruita delle tracce.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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