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Pascal e la scommessa sull’esistenza di Dio

Pascal e la scommessa sull’esistenza di Dio

Quella sull’esistenza di Dio è una tra le questioni più discusse nella storia dell’uomo, tanti sono stati i pensatori a confrontarvisi. A sostegno dei vari contributi sul tema, talvolta sono stati utilizzati argomenti a posteriori, cioè fondati sull’esperienza, o comunque su un certo modo di intendere l’esperienza, come quello di San Tommaso sulle cinque vie. Altre volte, invece, gli argomenti avevano carattere aprioristico, basati unicamente su elementi che prescindono dall’esperienza, come l’argomento ontologico di Sant’Anselmo (lo abbiamo trattato nello specifico qui).

Ad uscire da un simile schema, tracciato dall’eventuale tocco di Dio sul mondo o dalla tesi che a partire dalla sua definizione se ne possa ricavare l’esistenza, il celebre argomento della scommessa proposto dal filosofo e matematico francese Blaise Pascal. Invero, più che un argomento orientato a dimostrare l’esistenza di Dio, si tratta di scommettere sulla sua esistenza, vagliando le diverse possibilità

Il ragionamento di Pascal, come già detto, non assume alcunché e non fa riferimento all’esperienza, ma semplicemente mette sulla bilancia guadagni (beni) e perdite derivanti dal credere o no nell’esistenza di Dio. Chiaramente sta agli uomini soppesare e valutare tali vantaggi e svantaggi, anche se ovviamente l’argomento tende a far puntare sull’esistenza di Dio.

In sostanza, o si scommette sulla sua esistenza oppure no. Se si scommettesse a favore, si avrebbe tutto da guadagnare e niente da perdere: infatti se Dio esistesse, la vincita si tradurrebbe nella beatitudine infinita; mentre se non esistesse la perdita si ridurrebbe a beni finiti, come i piaceri effimeri. D’altra parte, se si scommettesse a sfavore della sua esistenza, non ci potrebbe essere alcun tipo di guadagno: anche nel caso di vincita, si otterrebbe solo una vita di beni finiti; altrimenti, in caso di sconfitta, si rinuncerebbe alla salvezza, fondamentalmente a beni infiniti.

Blaise Pascal

«Dio esiste o no? Ma da qual parte inclineremo? La ragione qui non può determinare nulla: c’è di mezzo un caos infinito. All’estremità di quella distanza infinita si gioca un giuoco in cui uscirà testa o croce. Su quale delle due punterete? Secondo ragione, non potete puntare né sull’una né sull’altra; e nemmeno escludere nessuna delle due. […] Avete due cose da perdere, il vero e il bene, e due cose da impegnare nel giuoco: la vostra ragione e la vostra volontà, la vostra conoscenza e la vostra beatitudine; e la vostra natura ha da fuggire due cose: l’errore e l’infelicità. […] Pesiamo il guadagno e la perdita, nel caso che scommettiate in favore dell’esistenza di Dio. Valutiamo questi due casi: se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla. […] C’è effettivamente un’infinità di vita infinitamente beata da guadagnare, una probabilità di vincita contro un numero finito di probabilità di perdita, e quel che rischiate è qualcosa di finito».

Chiaramente Pascal invita a scommettere sull’esistenza di Dio, con una struttura di ragionamento simile a quella che sarebbe stata poi sviluppata per la teoria dei giochi, in termini di guadagni/perdite.

Ma il punto che ci interesse va individuato nel fatto che la scelta viene dettata unicamente da ciò che converrebbe e ciò che non converrebbe all’uomo, e non ha a che fare con alcuna idea di Dio né con alcuna prova empirica della sua esistenza. Solo in questo modo credere in Dio diventerebbe una scelta “libera”, nella misura in cui non sarebbe condizionata da elementi esterni, sia in senso forte che in senso debole.

Al netto dell’invito di Pascal, va sottolineato che una scelta non è migliore dell’altra: è solo un tipo di scelta con la quale (con)vivere.

Edoardo Wasescha

Edoardo Wasescha

Amava definirsi un nerd prima che diventasse una moda. È appassionato di filosofia e di fisica, di cinema e di serie tv, ama scrivere perché, più che un posto nel mondo per sé, lo cerca per i propri pensieri. Il blog è la sintesi di tutto questo.

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