Come al solito parto un po’ da lontano per arrivare alla destinazione, da una zona già frequentata e che tutti i fan di How I Met Your Mother conoscono: la terrazza del ricevimento del matrimonio degli amici di Ted. Sì, quella del brindisi illacrimato.
In questa fase della sua vita Ted ha perso la speranza di trovare una compagna e realizzare il sogno di una famiglia, al matrimonio ai quali tutti si sono presentati con coniugi e figli lui si è presentato con la rivista di architettura che riporta in copertina la sua faccia, e nessuno degli invitati è sembrato interessarsene. Va detto in questo momento che How I Met Your Mother è una serie su una serie di relazioni amorose, e che se voi che leggete queste parole avete la vostra faccia su una rivista, avreste almeno tutto il mio rispetto, dunque potete stare tranquilli: qualcosa nella vita lo avete fatto.
Per tornare sul filo del discorso, Ted esce in terrazza a fumare un sigaro e Robin lo raggiunge, lo sente parlare della sua perdita di fiducia. Lei gli suggerisce di non smettere di avere fede.
«Nel destino?» chiede Ted
«Nella chimica» risponde Robin, e aggiunge «Quando hai quella manca solo un’altra cosa. Il tempismo. Ma il tempismo è uno stronzo.»
E lei di chimica e tempismo ne sa qualcosa, e voi che avete visto la serie e magari vi siete dimenticati di questo passaggio adesso mentalmente esclamate un “ooh”, adesso è tutto più chiaro.
Before sunrise
Tutto questo per dire che: qualche sera fa ho visto Before Sunrise (Richard Linklater, 1995) primo film della cosiddetta “Trilogia di Linklater” i cui capitoli successivi, tutti coinvolgenti gli stessi due protagonisti si intitolano Before Sunset e Before Midnight.
Per dovere di onestà quello che io ho visto i primi dieci minuti per errore di distrazione, senza rendermi assolutamente conto della differenza, sarebbe il secondo capitolo, Beforse Sunset, il che vuol dire che ho visto il primo sapendo come sarebbe finito.
Per evitarvi questo indesiderato contrattempo, oggi parlerò solamente del primo.
Il tempo di una notte
Devo premettervi che per quella che era la mia aspettativa dopo averlo subito per anni a livello social (le citazioni del film le trovate spesso spammate nelle varie pagine che si occupano di cinema su Instagram), il film mi ha lievemente delusa.
La trama è la seguente: due ragazzi, Jesse (Ethan Hawke) , americano e Cèline (Julie Delpy) , francese, si conoscono sul treno per Vienna che, una volta rientrato in stazione vedrà Cèline scendere per il cambio treno in direzione Parigi e Jesse in direzione aeroporto per tornare negli States. Dopo quelli che sono poche ore di frequentazione da subito molto intima, Jesse propone a Cèline di passare con lui la notte a Vienna, dato che il suo aereo riparte all’alba del giorno dopo e non si è trovato una sistemazione per la notte.
E dunque è questo il punto: tutto quello che accade fra i due, tutto quello che si può costruire, deve accadere ed essere costruito nell’arco di una notte.
Va detto che di film su amori sgangherati che vivono nell’arco di una manciata di ore ce ne sono moltissimi, per fare solo due esempi di diverso segno, nel caso vi appassionaste al genere, Una giornata particolare (Ettore Scola, 1977) di cui ho già parlato nell’EP.3 e Before We Go, Chris Evans, 2014, reperibile su Netflix) che riproduce l’analogo di una coppia che si conosce per il furto di una borsetta nella metropolitana di New York.
Chimica
Ciò che spinge i due giovani a scendere dal treno è un legame immediato al quale non sanno dare un nome, e forse la voglia di scoprire che nome abbia, sebbene sette ore ogni tanto siano un arco di tempo davvero esiguo per la ricerca di una parola. Chi crede all’anima gemella vive nel terrore che la sua si trovi dall’altra parte del globo, chi crede nel destino confida nel fatto che le persone che devi incontrare, ovunque esse si trovino, le incontrerà. Io credo nella scienza, e dunque nella chimica, credo all’accoppiamento dei reagenti con certe sostanze, e che semplicemente in quanto corpi di sostanze possiamo fare reazione solo con certi altri corpi, fatti di certa altra sostanza.
Jesse e Cèline sono sostanze complementari, provocano qualcosa l’uno nell’altro. Ma qui viene il bello: non hanno potenziale.
Qualsiasi cosa siano riusciti a produrre, nessuno lo saprà a parte loro e rimarrà un processo segreto.
La rivoluzione, se avrà luogo, la si vedrà solo dentro di loro.
Tempismo
Il potenziale negato deriva proprio dal ricatto orario, dall’appartenenza a mondi così lontani che difficilmente a dispetto della globalizzazione (noi generazione Covid ne sappiamo qualcosa) potrebbero ri incontrarsi.
Ma si capisce che non è solo quello: pende su di loro anche l’inesperienza e un consistente lasso di tempo fra loro e la vecchiaia che può essere riempito in qualsiasi modo, e forse nessuno dei due in quel momento è certo di volerlo riempire così, con una relazione già in principio così difficile, sentirsi legato con una puntina ad un’altra puntina che arpiona un’altra parte del globo con un filo di lana che potrebbe sfilacciarsi da un momento all’altro. O forse è la paura che non si sfilacci, che si solidifichi: la paura del legame.
Tuttavia, se questo film non è un unicum ma si proietta in una trilogia, c’è un perché. E se il primo film riflette quasi totalmente sul valore della chimica, i successivi hanno molto più a che fare con la tempistica, insegnando allo spettatore che non basta l’intesa intellettuale a collegare due puntine, e che certi legami comportano pazienza.
L’amore non è una cosa per gente che va di fretta.
Un bacio spazientito,
Francesca