Vittore Carpaccio sarà il protagonista del mio articolo odierno.
Carpaccio viene ricordato come uno dei più celebri produttori di teleri. I teleri sono un tipo di pittura che utilizzava tele di grandi dimensioni applicate direttamente ad una parete e dipinte con colori ad olio. Questo tipo di pittura si sviluppò a Venezia ed il termine deriva dalla parola veneta “teler”, ovvero “telaio”. Non è un caso che questa tecnica si sia sviluppata proprio in una città condizionata da alta umidità come Venezia. Il telero, infatti, permetteva un degrado assai minore rispetto all’affresco. Un altro celebre artista che si occupò di teleri fu il grande Tintoretto.
Come molti suoi contemporanei, anche Carpaccio, dopo un periodo di grandi successi visse la crisi a causa dei nuovi grandi e rivoluzionari artisti quali Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Questo lo costrinse a vivere i suoi ultimi anni relegato in provincia, dove la sua arte continuava ad essere apprezzata almeno dai suoi più stretti ammiratori.
Il mistero sulle origini di Carpaccio
Vittore Carpaccio, noto anche come Vittorio, nacque intorno al 1465.
Non ci sono notizie certe in merito alla data e al luogo esatti della sua nascita e della sua morte. Sappiamo però che il padre, Pietro, era un mercante di pelli. Il suo cognome era Scarpazza (o Scarpazo) ma il pittore divenne poi celebre con il nome di Carpaccio, ovvero l’italianizzazione di come lui firmava le sue opere (Carpathus e Carpatio).
Le storie di Sant’Orsola
Purtroppo, non si conosce niente neppure del suo apprendistato. La prima opera che gli si può attribuire con certezza risale al 1490 ed è un episodio delle Storie di sant’Orsola, “Arrivo dei pellegrini a Colonia”:
La storia racconta della cristiana Orsola, figlia del re di Bretagna, la quale accettò di sposare Ereo, principe pagano d’Inghilterra, a patto che il futuro sposo si convertisse e andasse con lei in pellegrinaggio a Roma. La scena dipinta dal Carpaccio rappresenta Orsola che torna nella sua città con papa Ciriaco (una figura leggendaria), dopo l’attuazione del voto.
Dal 1490 al 1495, Vittore fu impegnato nella sua prima grande commissione: la realizzazione dei nove teleri con le Storie di sant’Orsola, per la Scuola della santa omonima.
Nell’eseguire i teleri Carpaccio non poté seguire l’ordine normale del racconto, ma lavorò a ciascuna storia a man mano che una parete dell’edificio si rendeva disponibile.
Nonostante l’impegno richiesto per completare tutti e nove i teleri, Vittore riuscì a concludere la sua impresa in poco tempo. Molto interessante è il confronto tra le prime opere e le ultime di questa serie. Nel giro di poco, infatti, si nota una grande maturazione artistica e le incertezze giovanili lasciarono il posto a delle composizioni estremamente mature.
Scuola di San Giovanni Evangelista
Visto il grande successo riscosso con teleri di Sant’Orsola, Carpaccio venne incaricato della realizzazione di un altro grande ciclo: quello per la Scuola Grande di San Giovanni Evangelista. A Vittore viene attribuito “Miracolo della Croce a Rialto”, 1496 circa, uno dei primi della serie che fu poi completata da Gentile Bellini e altri artisti.
Carpaccio eseguì una serie di dipinti a soggetto sacro, dove si può notare una certa influenza di Giovanni Bellini. Tra il 1501 e il 1502, ricevette la commissione per un vasto telero per la Sala dei Pregadi in Palazzo Ducale. A questa si aggiunsero poi altri due teleri per la Sala del Maggior Consiglio.
Tutte queste opere sono poi andate distrutte nel terribile incendio del 1577, che bruciò anche le opere di Giorgione e Tiziano.
Scuola di San Giorgio degli Schiavoni
All’inizio del XVI secolo, Carpaccio ricevette la commissione per un altro grande ciclo di teleri, stavolta con la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni.
A differenza dei precedenti teleri da lui realizzati, dove nelle singole rappresentazioni venivano inserite più scene, in ciascuno dei teleri degli Schiavoni si concentrò su un unico episodio, dedicato alle storie dei santi protettori della confraternita ovvero Girolamo, Giorgio e Trifone, a cui si aggiunsero poi due storie di San Matteo.
Altre opere di Vittore Carpaccio
Dopo aver realizzato altri celebri teleri per altre Scuole, Carpaccio si dedicò anche ad altri soggetti. Possiamo ad esempio citare “Ritratto di cavaliere”:
dove ad essere dipinto è un giovane cavaliere sullo sfondo di un paesaggio descritto minuziosamente, quasi a ricordare le tele fiamminghe.
Nell’ultima parte della sua produzione, Vittore Carpaccio poté contare sull’aiuto dei figli Benedetto e Piero.
A questo periodo appartiene il “Cristo morto”:
opera segnata da diversi simboli di morte e con vari episodi frammentari della vita di Cristo sullo sfondo, tutti legati alla fine della vita terrena di Cristo e alla precarietà di quella dell’uomo.
Dal 1522 al 1523 fu impegnato in commissioni per il patriarca Antonio Contarini. Fino al 28 ottobre 1525, grazie a dei documenti risalenti a quel periodo, si hanno ancora notizie dell’artista. Tuttavia, in una testimonianza del 26 giugno 1526, il figlio Piero lo ricorda già morto.