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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

HAPPINESS IS A WARM GUN (Lennon-McCartney)

HAPPINESS IS A WARM GUN (Lennon-McCartney)

John Lennon — voce (raddoppiata), chitarra elettrica, organo Hammond
Paul McCartney — pianoforte, basso, cori
George Harrison — chitarra elettrica, cori
Ringo Starr — batteria, tamburello

Registrazione: 25 settembre 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Ken Scott e Mike Sheady

 

 

 

 

 

Lei non è una ragazza che manca spesso il bersaglio
Do do do do do do oh sì
Ha dimestichezza con il tocco della mano di velluto come una lucertola sul vetro della finestra
L’uomo tra la folla con gli specchi multicolori sui suoi scarponi chiodati
Che mente con gli occhi mentre le mani sono intente a fare lo straordinario
Un’immagine di sapone della moglie che lui ha mangiato e donato alla Fondazione Nazionale

 

 

 

Il brano

Il brano è di John Lennon ed è considerato da Paul McCartney il brano più bello del White Album.

Prese spunto da un articolo di giornale che George martin fece vedere a Lennon. John ne prese spunto per scrivere un puzzle di immagini che passano da ricordi di vari trip di acido, a personaggi realmente esistiti, a riferimenti al sesso e alla droga, nonché alla stessa Yoko Ono (“Mother Superior” è l’appellativo che John dava in privato a Yoko).

Per il contenuto esplicito il brano fu bandito dalla radio BBC.

Ho bisogno di qualcosa perchè sto andando giù
Giù in quei pezzi che ho lasciato nei quartieri alti
Ho bisogno di qualcosa perchè sto andando giù

Madre Superiora parti prima del colpo

 

 

 

Felicità è una pistola calda, mamma
Quando ti tengo tra le braccia
E sento il mio dito sul tuo grilletto
So che nessuno può farmi del male
Perchè felicità è una pistola calda, mamma

Registrazione

John stesso definì il brano “una breve storia del rock’n’roll” per la sua composizione frammentata sia ritmicamente che melodicamente. Estremamente articolata è in effetti la struttura di questo pezzo che potremmo suddividere in tre sezioni principali.

Sicuramente è uno dei pochi brani dell’album dove hanno contribuito contemoraneamente tutti e quattro i Beatles ed è sicuramente una delle più alte compisioni di Lennon.

In soli due giorni, i Beatles registrarono ben settanta versioni del brano arrivando alla stesura finale unendone due diverse.

Live e cover

Proprio per la sua struttura stimolante e sfidante allo stesso tempo, il brano è stato oggetto di numerose cover ed esibizioni dal vivo tra le quali citiamo i Dream Theather e gli U2.

 

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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