Ciao a tutti, miei cari lettori. Questa puntata del blog era già mezza pronta con un’altra gioia in miniatura come protagonista, ma durante la settimana è successo un episodio che mi sento di condividere con voi e che mi ha dato lo spunto per scrivere di getto e buttare giù tutto da capo. Questo per un piccolo e insospettabile Attimo di Felicità che mi ha ricordato me da ragazzina, la mia infanzia, la visione del mondo che filtrava le mie esperienze, riportandomi indietro come un viaggio nel tempo durato pochi istanti. Mettetevi comodi, inizia la storia.
RITORNO A CASA
Qualche giorno fa, sono stata invitata nella casa dove ho passato gran parte della mia infanzia. Non sto qui a tediarvi con dettagli inutili, in sostanza non è più “casa mia” intesa come il posto da condividere con la famiglia, ma ci vive una persona con cui ho un ottimo rapporto e che spesso mi invita a bere una tazza di tè o un bicchiere di campagne. E’ un po’ come se fosse una zia acquisita, tanto per farvi capire. La casa è sempre lì, allo stesso indirizzo che scrivevo sotto nome e cognome sulla prima pagina del diario di scuola, ma è completamente diversa dall’ambiente che visualizzo nella mia memoria, dai colori delle pareti alla disposizione delle stanze. Tutto è cambiato, sia chi ci vive che gli oggetti contenuti in essa. Quando passo mi fa sempre un certo effetto entrare in quella casa che è stata il mio nido per tanto, che racchiude tra le sue mura ricordi molto belli e anche molto brutti, come uno scrigno in fondo agli abissi protetto da bellissime sirene che a volte si trasformano in mostri marini. Ma questo è un altro racconto… Insomma, a un certo punto dopo il tè con i pasticcini ho sentito la necessità di usufruire dei servizi con una certa urgenza, in altre parole mi scappava un sacco da pisciare. Andando verso il bagno, da sola ovviamente, sono finita in una zona della casa che mi sta particolarmente a cuore, e vi assicuro che non è il wc.
SHE CAME IN THROUGH THE BATHROOM WINDOW
Mi sono ritrovata sul lato della casa dove un tempo c’era la mia stanza, condivisa con persone che vivono nel mio cuore ma che non torneranno mai più, per forza di cose… Scostando la tenda con la mano e guardando fuori, tra la nebbia, ho visto il cortile dove giocavo da bimba, circondato da case di ringhiera non abbastanza alte da nascondere le fronde degli alberi del parco poco lontano. Una piccola oasi di pace nel grande caos della città grigia, con una vista sui tetti che al tramonto si tinge di sfumature violacee, facendo sembrare bello anche il freddo contesto urbano della vasta metropoli del nord. Un’immagine così familiare, tanto da riportarmi indietro di anni nel giro di pochi secondi, come un poster vintage che rimanda al calore dei bei momenti di epoche lontane.
CHILDHOOD MEMORIES
Avevo davanti il panorama che ha fatto da sfondo per anni alla finestra della mia camera, osservato per ore ascoltando musica da un vecchio stereo anni ‘80 della Sony, scrivendo una, due, innumerevoli pagine di diario che tra le righe custodivano i miei desideri di ragazzina: a volte chiusa in me stessa e arrabbiata con il mondo e con gli adulti, a volte innamorata del bel faccino di turno, a volte solo desiderosa di crescere, di entrare nella cerchia dei ragazzi/e considerati “giusti” da noi microbi delle medie, per lo più liceali con una sigaretta tra le labbra ad indicare la loro ribellione alle regole della buona famiglia. Fosse bastato questo, col senno di poi… Sono scorsi nella mia testa i fotogrammi dei pomeriggi dopo la scuola, chiusa in stanza a leggere Cioè, Dylan Dog e Tutto Musica, a ballare e cantare a squarciagola i testi delle mie canzoni preferite, imitando i passi di danza visti nei video musicali di Mtv, a guardare il cielo al crepuscolo in compagnia dei miei pensieri, “chissà se anche Lui starà guardando lo stesso cielo,” creando film mentali sulle piccole storie quotidiane di preadolescente. Sdraiata sul letto con un peluche vicino, senza accendere la luce, mi immaginavo già grande, in mezzo alle luci di quella città in versione notturna che potevo osservare solo dalle finestre di casa. Le confidenze con me stessa e i sogni ad occhi aperti andavano in scena fino all’ora di cena, orario in cui la realtà, sotto forma del richiamo a tavola, interrompeva il flusso di pensieri che veniva congelato in righe fitte fitte scritte ai margini di un foglio colorato. Ciò che sarebbe successo di lì a qualche tempo non potevo immaginarlo, allora non ci sarei mai riuscita: i sogni di quando siamo ragazzini sono affascinanti e speranzosi, come le sfumature del mondo viste dalla finestra di una camera che accoglie e protegge.
TAKE A PICTURE
Nella mia abitazione successiva, che è anche la mia attuale dimora, conservo molte foto di quel panorama cittadino, custodite in scatole di latta colorate insieme ad altre fotografie che immortalano quegli anni da apprendista teenager e quella bella casa per come la conoscevo e vivevo. Sono state scattate in momenti in cui non avevo piena consapevolezza della felicità che avevo accanto, che in quei giorni sembrava così “normale”, quasi dovuta. Rimangono i ricordi, che tornano vividi alla mente evocati dalle sensazioni di familiarità guardando fuori dalla stessa finestra, seppur tanti anni dopo con occhi diversi. Tutto ciò mi ha fatto provare un po’ di malinconia, ma ancor più mi sono sentita viva e felice per essere riuscita a raccogliere le cose belle vicino a me e a lasciar andare tutto ciò che è successo nel frattempo, che sarà sempre una parte di me a cui sono legata. Ho fatto un viaggio indietro nel tempo inaspettato, solo per una pisciata che premeva per uscire.
Grazie mille di essere arrivati fin qui nella lettura ed aver ascoltato i miei pensieri, miei cari amici. Mi piacerebbe sapere se anche voi avete un luogo dei ricordi, che rievoca le vostre memorie infantili e vi porta indietro nel tempo. Vi abbraccio forte, e come vedete, vi penso nelle situazioni più strane. Sono sempre più convinta che forse dovrei pagarvi come psicoterapeuti, chissà. A presto, miei cari.
PS: i riferimenti musicali del giorno sono, in ordine di sottotitoli: Afterhours, Beatles, i soliti Guns ‘N’ Roses, Filter. Il titolo invece è preso in prestito da una canzone dei La Crus.