‘È stata la mano di Dio’ è candidato all’Oscar
Scritto da Redazione Agi per www.agi.it
“È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino è candidato agli Oscar come miglior film internazionale. Il film è entrato nella cinquina delle nomination annunciate oggi. Otto anni dopo il trionfo de ‘La grande bellezza’, il film di Sorrentino dovrà competere per l’Oscar al miglior film straniero con altre pellicole:
- “Madres Paralelas” di Pedro Almodo’var
- “Drive My Car”, di Ryusuke Hamaguchi e Teruhisa Yamamoto
- “Petite Maman”, di Ce’line Sciamma e Be’ne’dicte Couvreur
- “The Worst Person in the World” (“La peor persona del mundo”), di Joachim Trier e Thomas Robsahm
“Sono felicissimo di questa nomination. Per me è già una grande vittoria. E un motivo di commozione, perché è un riconoscimento prestigioso ai temi del film, che sono le cose in cui credo: l’ironia, la libertà, la tolleranza, il dolore, la spensieratezza, la volontà, il futuro, Napoli e mia madre”, ha commentato Sorrentino fresco di nomination.
“Per arrivare fin qui – prosegue – c’è stato bisogno di un enorme lavoro di squadra. Dunque, devo ringraziare Netflix, Fremantle, The Apartment, gli attori straordinari e una troupe indimenticabile. E poi i miei figli e mia moglie, che mi amano nel più bello dei modi: senza mai prendermi sul serio”.
A caccia del bis con il film-bilancio
“A un certo punto della vita si fanno i bilanci, a 50 anni ho l’età giusta per farli”, raccontava Paolo Sorrentino a Venezia, lo scorso settembre, il suo intimista e autobiografico. Scritto e diretto dal regista napoletano, prodotto da The Apartment, società del gruppo Fremantle, il film ha debuttato il 24 novembre scorso al cinema, per passare dal 15 dicembre su Netflix dove ha riscosso un grande successo. Già premiato alla Mostra di Venezia con il Leone d’Argento – Gran premio della Giuria, nonché candidato ai Golden Globes, si apre ora la corsa alla statuetta più ambita.
A vent’anni da ‘L’uomo in più’, Sorrentino torna nella sua Napoli per raccontare la sua storia più personale, piena di famiglia, sport e cinema, amore, perdita e destino. E’ il racconto di formazione di un ragazzo, il suo alter ego Fabietto Schisa, interpretato da Filippo Scotti, che in conferenza stampa sfoggiava, come il regista che incarna in versione adolescenziale, un orecchino all’orecchio sinistro. I genitori del regista, nella finzione sono interpretati dal suo attore-musa Toni Servillo e da Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri è la zia Patrizia, la mano di Dio è ovviamente quella iconica di Maradona, il calciatore che ha segnato e anche in qualche modo salvato la vita di Sorrentino.
Il regista aveva solo 16 anni quando i suoi genitori morirono all’improvviso e in modo del tutto inaspettato per avvelenamento da monossido di carbonio per una fuga di gas nella casa di villeggiatura della famiglia. Avrebbe dovuto essere con loro quel fine settimana, se non avesse ottenuto il permesso di restare a casa da solo, per la prima volta nella sua vita, per andare a vedere Maradona in trasferta con il Napoli.
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(Credit foto in evidenza: JOE KLAMAR / AFP)
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