Ciao a tutti cari amici, bentornati su Wip Radio! Come state? Spero per voi alla grande, rock on! Io sono reduce da dieci giorni di positività al Covid e relativa quarantena, finora ne ero uscita indenne ma alla fine è toccato anche a me, complice un sabato sera a contatto con amici risultati poi positivi. Che c’entra tutto ciò con gli “Attimi di felicità”? C’entra c’entra, perché in dieci giorni chiusa in casa (che poi sono state due settimane, a voler essere precisi) le uniche pillole di gioia immaginabili sono delle imprecazioni particolarmente estrose, una diversa per ogni giorno di quarantena. E invece no, nonostante la febbre a 39 ho pensato a voi come sempre e mi sono sforzata di trovare almeno un momento di felicità ogni giorno, oltre ovviamente alla dose di bestemmie creative quotidiane. Ecco a voi il mio diario di prigionia cari amici, e scusate se non vi propongo qualcosa di meglio per questa settimana ma la mia fantasia ha risentito pesantemente della situazione ed è stata anch’essa in quarantena. Risorgerà tra due settimane con un argomento più consono alle tematiche del blog, spero. Intanto godetevi la versione pandemica di “Le mie prigioni”!
GIORNO UNO: OSSERVARE LA VITA CHE SCORRE
Nonostante abbia la febbre già da due giorni, solo da stamattina sono risultata ufficialmente positiva alla prova tampone. Saranno dieci giorni molto lunghi, ma grazie alla mia dipendenza compulsiva dalle librerie ho una buona scorta di romanzi che faranno compagnia in questo periodo di distacco dal mondo. Oggi per esempio, ho letto davanti alla finestra per illudermi di essere all’aria aperta, e tra una pagina e l’altra mi sono ritrovata ad osservare la piazza sottostante, il condominio di fronte, il cielo che fa da sfondo agli alti palazzi decorati da panni stesi multicolori. Mi sono sentita protagonista di una rivisitazione genovese di “La finestra sul cortile” di Hitchcock, senza omicidio incluso per fortuna. Notando dettagli non ancora focalizzati di un panorama già noto, ho riflettuto su quanto sia bello vedere la vita che scorre anche in un contesto urbano residenziale di città… Ah già, in tutto ciò mi sono scordata di dirvi che sono rimasta bloccata nel capoluogo a casa del mio ragazzo, anche lui risultato positivo. Insomma, per un po’ il mare fuori dalla finestra me lo scordo!
GIORNO DUE: I BIGNE’ HOMEMADE
Oggi, come un’angelica apparizione, è passata la mamma del mio compagno di vita e di sventura a portare medicine e prodotti commestibili. Dico come un’apparizione perché effettivamente non l’abbiamo neanche vista, ma ci siamo trovati dei sacchetti pieni di frutta e altre cose che fanno bene fuori dalla porta. Da una di queste buste sono spuntati due grossi, cremosi e invitanti bignè alla crema, che hanno dato una svolta di dolcezza inaspettata al pomeriggio febbricitante. Inutile dire quanto l’abbia adorata per la gradita sorpresa. Riempire lo stomaco prima di prendere l’antibiotico: lo stai facendo nel modo giusto.
GIORNO TRE: UNA PAGINA BIANCA E UN BICCHIERE DI VINO
Nonostante il virus sono sempre una blogger, eccheccavolo. Una blogger con una scadenza da rispettare, nota non da poco. Così, mi sono piazzata davanti al pc con un bicchiere di vino rosso (già, sto prendendo l’antibiotico; lo so, non fa bene berci insieme; sì, sono ancora viva) e ho buttato giù due righe per la puntata a tema San Valentino di “Attimi di felicità”. Due righe letterali, non per modo di dire, andate pure a contarle. Ecco svelato il mistero del perché e per come il blog precedente sia stato particolarmente conciso: semplice, non mi reggevo in piedi.
GIORNO QUATTRO: SI CUCINA
Che Dio benedica la spesa a domicilio. In particolar modo, che il Dio Bacco benedica i fattorini e anche Angelo, di nome e di fatto in questo caso, a cui nonostante la febbre è venuta voglia di cucinare i ravioli con abbondante ragù di pesce, accompagnati da una dose generosa di vino per sfumare il tutto. Il mio contributo alla riuscita dell’impresa, contributo modesto ma di fondamentale importanza, è stato scegliere il vino da abbinare alla pietanza e assicurarmi che i bicchieri fossero sempre ben riempiti. Sono sempre sotto antibiotico ma è pur sempre sabato porca paletta, ed è un giorno che va onorato e santificato, in qualunque condizione possibile.
GIORNO CINQUE: LEZIONE DI BATTERIA
Sto un po’ meglio, e siccome c’è del rock da fare e non siamo mica qui a pettinare le bambole, ho fatto una lezione di batteria su Skype con il mio maestro, il grande Peso dei Necrodeath. Seguo le sue lezioni in presenza tutte le settimane: prima o poi vi parlerò meglio di questa passione, è lo strumento più figo che c’è per me, e riuscire a coordinare tutti gli arti insieme fa sentire supereroi. Siamo i guardiani del tempo, oh yeah. Chiaramente vista la location mi sono dovuta arrangiare con una batteria di fortuna composta da sedie e cuscini, minimal ma funzionale per lo scopo. Dopo un’ora di lezione i dolori muscolari tipici del maledetto virus si sono fatti sentire prepotentemente e mi sono sentita un po’ una mezza sega, ma noi siamo metallari brutti e cattivi e non ci ferma nulla.
GIORNO SEI: SAN VALENTINO ALTERNATIVE
E come ogni anno, arriva il giorno degli innamorati. Così sovrastimato, che il fatto di essere positivi (al Covid, non in amore) è quasi rassicurante, una valida scusa per non fare un cazzo e soprattutto per evitarci i selfie smielosi da pubblicare sui social. Però, come si sta bene qui lassati sul divano, entrambi in pigiamone, a leggere un libro che mi ha preso un botto mentre l’altra metà della pinta gioca al pc, usando le sue gambe come poggiapiedi… siamo vicini vicini, ognuno fa ciò che lo diverte senza rompere le palle all’altro, sono attività diverse ma le facciamo insieme. Mi pare più intimo questo di una cena con i piatti a forma di cuore, il tovagliolo a forma di cuore, il conto a forma di cuore. Che abbia trovato la mia dimensione di romanticismo?!
E a proposito di chi si vuole bene… tra ieri e oggi mi è capitata una piccola disavventura. Lo dico perché mi hanno scritto un sacco di amici facendomi sentire la loro vicinanza: sono stata due giorni attaccata al telefono per rispondere a tutti, e l’ho apprezzato davvero tanto. Conta anche questo nella giornata dell’amore.
GIORNO SETTE: BISCA CLANDESTINA
Stasera, onde evitare la solita diatriba per la scelta del film (Chiara team horror, Angelo team fantascienza) ho avuto la brillante idea di proporre un torneo di carte all’ultimo sangue. Precisamente un torneo di Cirulla, antico giuoco di carte tramandato di generazione in generazione durante le mattinate al bar di quartiere quando si marinava la scuola. Per chi non lo conoscesse, è una specie di Scopa ma più divertente. Abbiamo notato che con la musica di sottofondo tendo a vincere io, con un telefilm di sottofondo tendenzialmente vince il mio temibile avversario. Non so se ciò basti a enunciare una nuova legge fisica, ad ogni modo rimane una coincidenza bizzarra.
GIORNO OTTO: PITTORI SI NASCE
…e se no lo si diventa col Covid! In questa quarantena non ci stiamo facendo mancare niente, neanche l’ora di attività artistico-creativa: abbiamo ridipinto l’armadio della cameretta/studio con colori che la rendessero un po’ più rock, se capite cosa intendo. In realtà è già da qualche giorno che sfoghiamo il nostro estro sul mobile indifeso, e oggi finalmente siamo riusciti a completare l’opera. Credo che Michelangelo abbia provato un’euforia simile finendo di affrescare la Cappella Sistina.
GIORNO NOVE: STUFATO CON LA STOUT
In un momento della nostra vita in cui possiamo viaggiare solo con la fantasia, abbiamo voluto omaggiare l’Irlanda cucinando uno stufato alla birra scura. Che però non avevamo, quindi abbiamo ripiegato su una Dark Lager proveniente dalla Repubblica Ceca. Come dice il saggio, l’importante è l’intenzione, e noi quella ce l’abbiamo messa tutta. Questo stufato cosmopolita è venuto inaspettatamente molto bene, considerando la mancanza di carote che la ricetta originale prevedeva, e l’utilizzo di una carne che non so se fosse proprio adatta al 100%. Chef di Temple Bar scansati, che l’Irish Stew più buono si fa a Genova Sestri P.
GIORNO DIECI: SONO ARRIVATI I LIBRI
Stamattina ha suonato alla nostra porta un novello Babbo Natale sotto la forma di un corriere delle poste, con in dono per noi un pacco pieno di libri bellissimi ordinati il primo giorno di quarantena, e arrivati oggi giusto in tempo per l’ultimo giorno di quarantena. Meglio tardi che mai, del resto. Vorrà dire che li leggerò all’aria aperta.
GIORNO UNDICI: TAMPONE NEGATIVO
Tutte le cose belle prima o poi finiscono, e per fortuna è finito pure questo cavolo di Covid. Siamo negativi entrambi, e stasera si esce a festeggiare davanti alla cosa che mi è mancata di più insieme alla vista del mare: la birra alla spina. Il primo giorno la fine della quarantena pareva una rosea visione, e invece per ogni giornata passata in casa c’è stato qualcosa che vale la pena di ricordare, oltre alla soddisfazione di essere sopravvissuti in uno spazio piccolo senza la necessità di dover occultare il cadavere dell’altro. E divertendoci insieme, nonostante i momenti in cui siamo stati male per i sintomi del virus, che ho omesso nel racconto ma sono stati piuttosto aggressivi. Gli attimi di felicità si nascondono davvero dovunque, anche tra le confezioni di antipiretici. Vi aspetto tra due settimane per un’altra puntata del blog cari amici, e grazie di essere arrivati fin qui in questa lunga lettura. Come dicevano i Dubioza Kolektiv nel loro “Quanrantine live show”, una delle poche gioie del lockdown totale: stay connected and disinfected! Vi abbraccio.