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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

WHY DON’T WE DO IT IN THE ROAD? (Lennon – McCartney)

WHY DON’T WE DO IT IN THE ROAD? (Lennon – McCartney)

WHY DON’T WE DO IT IN THE ROAD? (Lennon – McCartney)

Paul McCartney: voce, chitarra elettrica, basso, chitarra acustica, pianoforte
Ringo Starr: batteria

Registrazione: 9 ottobre 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Geoff Emerick

 

 

 

 

Perchè non lo facciamo in strada?

 

 

Il brano

Why don’t we do it in the road? è di Paul McCartney scritto nel periodo del ritiro in India.

Si ispira al modo esplicito delle scimmie di fare sesso ed è uno dei suoi brani meno romantici.

E’ un pezzo per così dire “solista” di Paul, probabilmente in risposta a Revolution 9 di John Lennon.

Paul si risentì molto di esserne stato totalmente escluso dalla registrazione e subito dopo registrò Why don’t..

Del resto, l’intero White Album risente del clima di disagio che aleggiava nel gruppo in quel periodo. Abbiamo già avuto modo di sottolineare come questo sia sostanzialmente un album di brani solisti di ogni singolo componente dei Beatles.

 

 

Nessuno ci starà a guardare

 

 

Registrazione

In contrasto con la superficialità del testo, il brano gode di una registrazione impeccabile.

Efficace e schietto nella sua semplicità, Paul suonò tutti gli strumenti in sovraincisione.

Si dice che probabilmente la scelta fu dettata anche dai tempi stretti della data di pubblicazione dell’album.

 

 

 

 

 

Perchè non lo facciamo in strada?

 

 

Live

Gustosa l’esibizione dal vivo di Paul McCartney insieme a Neil Young (un po’ imbolzito a dire il vero).

A seguire uno spezzone dal film Across the universe.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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