Chi mi segue lo sa, da Gennaio sto seguendo un corso di formazione in Coaching. La scuola che ho scelto dopo tante valutazioni è il “Centro de Coaching Europeo“, ho deciso di affrontare la formazione in formato blended spagnolo per non perdere l’uso della lingua spagnola. Ma cosa mi ha portato a questa scelta e sopratutto cosa è il Coaching?
La mia scelta
La mia scelta è stata frutto di decisioni non troppo razionali e strategiche.
Mi dispiace deludervi.
Tutto è iniziato dalla necessità di fare un corso di formazione. Ero indecisa se farlo di Yoga o di Coaching. Mi sono informata per entrambi e poi ho lasciato fare alla vita, ed è venuto fuori il Coaching.
Ci sono stati ragionamenti eh.
Analisi comparative come ai tempi della scelta del Liceo e dell’Università. Ho messo tanti programmi a confronto, ho dovuto scegliere tra una formula completamente online, in presenza per poi decidere per un ibrido. Ci sono state telefonate, zoom, scambi di mail. Ci ho messo un anno a decidermi, anche perché i prezzi dei corsi di formazione seri vanno da 2500 € in su in Italia, di più all’estero.
Alla fine non capivo molto, forse anche dato l’investimento economico importante in ballo che mi offuscava emotivamente e la cattiva reputazione del Coaching in Italia. Molte scuole rilasciano (ingiustamente) attestati dopo 3 giorni e molti psicologi e influencer fanno terrorismo sulla figura del Coach. Ma sentivo con tutta me stessa che questo percorso di formazione avrebbe fatto bene a me. Chissà perché poi.
Perché mi piace studiare? Sì, mi piace tantissimo.
Perché così avrei parlato ancora spagnolo? Sì, mi faceva piacere pensarlo.
Perché così mi sarei aperta le porte ad un lavoro con le persone più che con i social network, che con la vecchiaia iniziano a stufare? Sinceramente, può darsi.
E la possibilità di lavorare anche con i paesi di lingua spagnola nei mesi prima della decisione si è fatta ancora più concreta.
Però la verità è che volevo crescere, cioè io quando pensavo a questo corso di formazione pensavo a me non alle possibilità di lavoro che avrei avuto.
Le persone intorno a me
Alcune persone erano apparse nella mia vita, o io le avevo prepotentemente fatte rientrare, e queste mi risuonavano bene. E tra le altre cose queste persone, alcune delle quali non sentivo da 10 anni, erano diventate Coach professionisti oppure avevano frequentato il corso come percorso di crescita e mi piacevano. Queste persone scrivevano libri, erano soddisfatte.
Un unico grande mantra emergeva tra i discorsi con i miei amici e tra le mie ricerche in internet sul tema: avrei potuto fare chiarezza su come gestire le mie emozioni, su come diventare più assertiva, su come capire cosa è che voglio davvero senza farmi influenzare dagli altri.
“Cioè alla fine io non sapevo cosa era il Coaching, ma se mi avesse aiutato a migliorare in uno di questi ambiti, beh io volevo farlo.”
Poi ci sono state le Olimpiadi, e la figura di Personal Coach è diventata famosa grazie a Marcell Jacobs e a Nicoletta Romanazzi, sua Mental Coach. Devo dire che lì ho quasi rischiato di abbandonare l’idea perché il Coaching pareva diventato una moda. Ma poi ho scritto a Nicoletta, che molto serenamente ha risposto ai miei messaggi Instagram rassicurandomi e garantendomi che avrebbe fatto di tutto per fare chiarezza sul Coaching anche in Italia (all’estero è molto più conosciuto e socialmente accettato).
E quindi dopo un anno ho deciso di richiamare il primo centro che avevo contattato e a Dicembre 2021 mi sono iscritta per il corso che sarebbe iniziato a Gennaio 2022: programma di certificazione internazionale in esperto di Coaching personale, esecutivo e di gruppo.
Mi ha fatto propendere per il sì l’accoglienza e la call preventiva che mi hanno fatto fare con una delle persone che poi sarebbe diventata la mia insegnante: Caro.
Adesso siamo ad Aprile, e sono assolutamente soddisfatta della mia scelta. Ogni Venerdì, per 4 ore, parlo in spagnolo e mi formo nel Coaching con i miei insegnanti (molti di Madrid) e con il mio gruppo di
colleghe colombiane preferite.
Alla fine, con il senno di poi, questo corso mi ha salvata anche
da una rottura difficile, da una quarantena con COVID e da un rientro al paesello non proprio convinto.
Cosa è il Coaching?
Vorrei saper rispondere in modo soddisfacente a questa domanda. Ma essendo in Italia ed essendo io ancora in fase di formazione, credo che sia meglio partire descrivendo cosa non è il Coach:
- Psicologo: assolutamente no. Il coach non è uno psicologo e non vuole e non può esserlo. Non vuole perché la missione del coach è quella di aiutare la persona che ha davanti a trovare le risposte/risorse dentro di sé per raggiungere un obiettivo praticabile e se alcune barriere in questo processo avessero bisogno di un aiuto Psicologico, il Coach sarebbe il primo ad indirizzare il cliente verso un professionista. Non può perché il Coach non è laureato in psicologia. Quindi se conoscete Coach che affermano di poter effettuare sedute di Psicologia senza laurea, segnalateli.
- Consuelor: no. Mentre nella mia vita ho e continuo ad avere (perché Coaching e Psicologia non si autoescludono a vicenda come alcuni erroneamente pensano) molti rapporti con psicologi, del Consueling non so niente. Quindi non mi soffermerò, però so che non coincide affatto con la figura del Coach.
- 4 amici al Bar: ecco il Coaching è proprio il contrario, se cerchi consigli che vengono da fuori è meglio che tu vada a fare 2 chiacchiere con i tuoi amici. Se invece cerchi le risposte dentro di te per cercare di avvicinare le tue azioni, le tue scelte, ai tuoi valori… allora potresti provare con il Coaching.
Cosa fa il Coach?
Domande.
Il Coach fa domande.
Il buon Coach parla poco, ma fa domande talmente giuste che porta il cliente a riflettere e questa autoriflessione porta con sé tante consapevolezze e molte volte risposte.
Ci sono tante definizioni di Coaching, ve ne incollo qui due delle più famose:
“Il Coaching è un metodo di sviluppo di una persona, di un gruppo o di un’organizzazione, che si svolge all’interno di una relazione facilitante, basato sull’individuazione e l’utilizzo delle potenzialità per il raggiungimento di obiettivi di cambiamento/miglioramento autodeterminati e realizzati attraverso un piano d’azione.”
(Pannitti – Rossi, L’essenza del coaching, Franco Angeli, 2012).
Dalla Norma UNI 11601:2015
“Il Coaching è un processo di partnership finalizzato al raggiungimento degli obiettivi definiti con il Coachee (e con l’eventuale committente). L’agire professionale del Coach facilita il Coachee nel migliorare le prestazioni professionali e personali mediante la valorizzazione e il potenziamento delle sue risorse, capacità personali e competenze. Queste influenzano il potenziamento dei risultati e più in generale del benessere del Coachee.”
Il mio consiglio però è quello di provare una sessione per capire veramente cosa è e se è una cosa che può fare per voi.
Su quali tipi di obiettivi si lavora in una sessione di Coaching?
Marcell Jacobs forse voleva correre più veloce di tutti. Molte donne lavoratrici che sono anche mamme fanno sessioni per cercare di raggiungere un equilibrio che le soddisfi tra famiglia e lavoro. Io ultimamente sto lavorando molto sul lancio del mio progetto: l’accademia digitale.
Non ci sono obiettivi giusti o obiettivi sbagliati. Quello che vi sorprenderà è che spesso, la prima risposta che darete alla domanda quale è il tuo obiettivo oggi, non sarà proprio quella più veritiera.
Come fare a riconoscere un buon Coach in Italia:
Il motivo di tanta paura nei confronti del Coach in Italia è principalmente la non appartenenza ad un albo professionale. Che poi parliamone, io vi formo continuamente in ambito Digital (che continua ad essere il core del mio lavoro) e avete risultati pazzeschi ma nessuno pensa che non ho nessuna tutela, o sono meno professionale perché non appartengo ad un albo professionale. Eppure vi giuro che ho lavorato con commesse, avvocati, panettieri tutti bravissimi e tutti equiparati al mio ruolo. Ma nessuno mi ha mai dato qualcosa in più per la mia formazione, i miei studi, e la mia dimostrabilissima esperienza. Ah l’ambito della comunicazione, che bellezza.
Capisco anche che essendo una materia che riguarda il benessere della persona, spesso confusa con la psicologia, da cui inevitabilmente trae qualche fondamento, come dalla filosofia e dallo sport ad esempio, la necessità che questa sia una professione “riconosciuta” dallo Stato è più forte. Ma per ora non è così, in Italia.
Ricordiamoci che facciamo parte di una fetta di terra abbastanza piccola e che per fortuna possiamo guardare anche fuori per vedere altri mondi possibili. Belli o brutti poi decidiamo noi.
Quindi il consiglio che vi do è quello di riferirvi solo a Coach riconosciuti ICF. La credenziale ICF è una qualifica professionale, un riconoscimento di competenze come coach professionista, promosso da ICF global, valido a livello internazionale.
Questa piccola accortezza potrebbe aiutarvi a trovare il Coach affidabile e giusto per voi, anche se, come per qualsiasi altro professionista servirà una prima sessione per capire la compatibilità non solo vostra nei confronti del Coach, ma anche del Coach nei confronti vostri.
Che dire! Spero di avervi aiutato a conoscere o a fare chiarezza sul Coaching.
Per i più coraggiosi, sto facendo sessioni gratuite per praticare (ancora non sono Coach) se qualcuno mi vuole aiutare anche per capire solo di cosa si tratta (e poi andare da un Coach già formato) mi contatti!
A presto
Letizia