Giovanni Segantini sarà il protagonista del mio articolo di oggi.
Ho citato tale artista nel mio ultimo pezzo, quello dedicato a Giuseppe Pellizza. Segantini è stato uno dei maggiori esponenti del divisionismo, ma non vi anticipo altro. Se siete curiosi vi invito a procedere con la lettura.
Le origini
Giovanni Segantini nacque ad Arco (Trento) nel gennaio del 1858, da una famiglia dalle precarie condizioni economiche. Nel 1865, alla morte della madre Margherita, il padre Agostino mandò il figlio a Milano, in custodia presso la figlia di primo letto Irene.
Il ragazzo, non potendo contare sull’appoggio di una famiglia vera e propria, visse una giovinezza solitaria. Egli venne, addirittura, arrestato per ozio e vagabondaggio.
Nel 1870, Segantini venne rinchiuso nel riformatorio Marchiondi, dal quale tentò di fuggire nel 1871, ma vi venne riportato. Qui rimane fino al 1873, dopodiché venne affidato al fratellastro Napoleone.
Napoleone viveva a Borgo Valsugana. Qui Giovanni, per mantenersi, iniziò a lavorare come garzone nella bottega del fratello. La sua permanenza a Borgo Valsugana durò fino al 1874. Rientrato a Milano, avendo sviluppato nel frattempo una certa passione per la pittura, si iscrisse ai corsi serali dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Segantini frequenterà tale Accademia per quasi tre anni.
Le amicizie di Segantini
A Milano, Segantini riuscì a mantenersi grazie al lavoro ottenuto presso la bottega di Luigi Tettamanzi, un artigiano decoratore. Contemporaneamente, il giovane cominciò ad insegnare disegno all’istituto Marchiondi.
Grazie ai suoi impieghi, Segantini poté frequentare con regolarità i corsi dell’Accademia di Brera. Egli seguì i corsi di Giuseppe Bertini, migliorando le sue conoscenze e stringendo le prime amicizie negli ambienti artistici. Fra queste, vi furono quella con il pittore Emilio Longoni e, soprattutto, con lo scrittore Carlo Morenzi.
Nel 1879, durante l’esposizione nazionale di Brera, Segantini venne notato dalla critica, ottenendo i primi riconoscimenti. Tra i suoi sostenitori vi fu Vittore Grubicy, con il quale instaurò un rapporto di lavoro e di amicizia, che durerà per lungo tempo.
Il trasferimento in Brianza
Intorno al 1880, Giovanni conobbe Luigia Bugatti, detta Bice, colei che diventerà la sua compagna per tutta la vita. Nello stesso periodo, Segantini si trasferì in Brianza dove collaborò con Emilio Longoni, ma potendo anche contare sul sostegno economico di Grubicy.
È in questi anni che l’arte di Segantini iniziò a subire un mutamento. L’artista, infatti, tentò di distaccarsi dalle imposizioni accademiche dando vita ad uno stile più personale. Inoltre, nel 1883, Segantini si svincolò definitivamente dal sostegno economico di Grubicy, con il quale sottoscriverà un apposito contratto.
Il soggetto prediletto di questo periodo artistico fu la vita contadina, con vedute che richiamavano la stessa Brianza. Tuttavia, queste vedute non venivano riprodotte in maniera fedele, bensì reinterpretate in modo da rendere la composizione maggiormente suggestiva.
I primi successi
Al periodo in Brianza risalgono i primi grandi successi dell’artista, in Italia e all’estero. Nel 1883, Ave Maria a trasbordo vinse la medaglia d’oro all’esposizione internazionale di Amsterdam. La tosatura delle pecore, invece, venne premiato ad Anversa.
Il culmine del successo fu raggiunto da Alla stanga. Segantini realizzò l’opera in sei mesi di lavoro en plein air a Caglio, nelle Prealpi lombarde, dove si era nel frattempo trasferito, da solo. Giovanni presentò il suo lavoro alla Permanente di Milano nel 1886, riscuotendo immediatamente un notevole successo di pubblico e di critica che lo portò a vincere la medaglia d’oro ad Amsterdam. L’opera venne, in seguito, acquistata dallo Stato italiano per la Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma, dove è tuttora esposta.
È evidente, in questa fase della produzione artistica di Segantini, l’ispirazione a Millet e alla scuola di Barbizon. Si notano, infatti, dei tratti comuni per quanto riguarda i soggetti pastorali e per l’intonazione religiosa che l’artista conferisce alle sue scene.
Verso il divisionismo
Nel 1886, Segantini lasciò l’Italia per trasferirsi a Savognin, nel cantone Grigioni.
In questo periodo, la sua arte subì un nuovo cambiamento che sempre più lo portò ad avvicinarsi al divisionismo.
Nel frattempo, grazie a Grubicy che realizzò per lui una forte attività promozionale, la fama di Segantini accrebbe ulteriormente, sia in Italia che all’estero. Nel 1888, Giovanni venne così presentato all’Italian Exhibition di Londra, diventando anche un apprezzato e ricercato collaboratore di riviste d’arte.
Durante il corso dello stesso anno, Giovanni iniziò ad integrare la sua arte divisionista con alcuni accenni simbolisti. All’interno della produzione simbolista, il tema centrale divenne quello della figura femminile e il soggetto più ricorrente fu quello della maternità.
Gli ultimi anni
Nel 1894, Segantini lasciò Savognin alla volta dell’Engadina, a Maloja.
L’artista aveva, probabilmente, il desiderio di riscoprire il proprio misticismo. Per tale motivo, Maloja sembrò fare al caso suo. Il piccolo villaggio gli consentì, infatti, di svolgere una vita alquanto solitaria.
Giovanni Segantini si spense a soli 41 anni sullo Schafberg, il monte che domina Pontresina, il 28 settembre 1899. L’artista morì a causa di un letale attacco di peritonite, mentre stava dipingendo. Oggi le sue spoglie riposano nel piccolo cimitero di Maloja.
Il tributo dell’Engadina a Giovanni Segantini
Il nome di Giovanni Segantini è legato indissolubilmente all’Engadina.
A Maloja, i luoghi nei quali il pittore passeggiava e dai quali traeva l’ispirazione per le sue opere, sono oggi uniti da un percorso commemorativo in 12 tappe. Questo tour prende il nome di “Segantini Weg”. Se volete saperne di più, vi lascio un interessante link:
https://www.segantini.com/it/sentiero-segantini-it/
St. Moritz ospita invece il Museo Segantini, dove viene conservata la più grande raccolta di opere del pittore.
Infine, sul monte Schafberg è stato intitolato al pittore il rifugio alpino Chamanna Segantini.