Oggi vi racconto la mia esperienza nella capitale spagnola, conclusasi questa mattina alle 2.30. Viaggiare da sola a Madrid: ecco racconti e consigli.
L’importanza di questo viaggio:
Sono andata a Madrid perché era previsto che seguissi uno dei moduli della mia certificazione come coach personale, di team e esecutivo in maniera presenziale.
Molti di voi si ricorderanno che dopo 1 anno di ricerca ho deciso di iscrivermi a un corso professionale per diventare Coach, e ho scelto di farlo in spagnolo con il Centro di Coaching Europeo di Madrid.
Questo sarebbe stato anche il primo viaggio dopo il mio Covid, dopo la rottura con il mio fidanzato spagnolo, dopo il lancio della mia Digital Academy per il Social Media Marketing…
… e per me significava molto.
Ma qualcosa non mi ha fatto vivere l’attesa nella maniera più opportuna. Avevo paura:
- di piangere ad ogni angolo di Madrid, città che avevo visitato con lui
- di fare il corso di coaching (percorso difficilissimo) per di più in spagnolo, con persone sconosciute
- di viaggiare da sola senza aver organizzato tutto nel minimo dettaglio
Come mi sono organizzata?
Non mi sono organizzata.
E’ la verità: il controllo placa l’ansia ma la iper pianificazione mi paralizza. Che personaggino sono, eh?
Quindi cosa ho fatto? L’essenziale.
Ho organizzato gli spostamenti da e per l’aereoporto. Ho prenotato lo stesso Hotel dell’altra volta così da avere una vaga idea di dove fossi, ho ricaricato la prepagata perché con l’esperienza ho appreso che il bancomat della mia banca in Spagna non va. Prepagata che è associata alla app (simile a Uber) Cabify, molto diffusa in Spagna e che ho imparato ad usare in Perù.
E sono partita.
Chueca, la mia Madrid.
A due passi dal centro, dietro la fermata della metro Gran Via c’è il quartiere più colorato di Madrid: Chueca.
Considerato il quartiere di riferimento per il movimento LGTBIQA+, Chueca mi ha accolto così come ero. Locali, negozi, libertà hanno iniziato a farmi sentire tranquilla sin dal principio.
Hostal Hispano, la mia certezza.
Al numero 38 di Calle Hortaleza (3 minuti a piedi da Gran Via), c’è l’Hostal Hispano. Un mix tra Ostello e Hotel dove le camere sono piccole piccole ma originali e accoglienti, la pulizia è molto buona e la posizione invidiabile.
Ma se c’è una cosa che amo ancora di più del fatto di essere a 3 minuti dal centro è che da Hispano la reception è h24, entri autonomamente con un codice e le chiavi. In fase di checkout devi lasciare la camera alle 11:00 di mattina, ma puoi depositare le tue valigie fino a sera. Quando rientri puoi usufruire del bagno comune e degli spazi comuni per rifocillarti, ricaricare il cellulare e le tue batterie prima di partire per l’aereoporto.
In Hotel non avevo colazione o altri pasti, quindi mi sono divertita a sperimentare tutte le colazioni e i Brunch che si trovavano a massimo 10 minuti dalla mia posizione.
Sono stata da:
- Brunch club Cafe, che ho adorato. Il brunch angolosassone che mi ci voleva.
- La Rollerie, per quando avevo voglia di una colazione più italiana (caffè e cornetto) dato che hanno un vasto assortimento di pasticceria francese oltre alla possibilità di mangiare e fare Brunch
- Oink Madrid, il miglior panino iberico take away
- Zenit Brunch & Cocktail, dove ho fatto l’errore di andare dopo allenamento che mi ha portato ad assaggiare una cosa goduriosa come le Uova alla Zenith
- Mad med vegan, l’hamburgeria vegana più buona di Madrid. Porzioni enormi.
Oltre a Chueca e il cibo, i primi giorni (ancora un po’ stanca e timorosa) ho girato anche per Gran Via, Plaza Mayor, Mercado de San Miguél, Porta del Sol e ho fatto il tour della città con il bus quando non ce la facevo più a camminare.
Il coaching sistemico
Per il corso, grazie a un Cabify mi sono spostata a Alcobendas un quartiere fuori Madrid. Ospiti del magnifico UveHotel Alcobendas, dove il mio letto era a tre piazze, e il mio bagno grande quanto la stanza in Chueca.
Ho parlato 4 giorni in spagnolo, con persone e coach spagnoli.
E’ stato un corso molto pratico dove ho conosciuto persone magnifiche e una volta ricevuto l’attestato molta stanchezza e paura se ne sono andate. Ciò sta a significare che sotto sotto, l’ansia da prestazione sotto gli occhi del gruppo era quello che mi preoccupava di più.
Inoltre il coaching sistemico mi è piaciuto da morire. E’ un tipo di coaching che si utilizza soprattutto per i team di lavoro, ma si può utilizzare anche sul singolo.
L’obiettivo del coach sistemico è tenere in considerazione i sistemi nei quali è inserita la persona, sia per generare nuove consapevolezze sia per definire azioni che permettano allo stesso di influenzare il sistema, al fine di raggiungere al meglio gli obiettivi preposti.
In realtà è così affine perché questo approccio io ce l’ho innato. Quando siamo all’interno di un gruppo, che sia di amici, la famiglia o un team di lavoro siamo all’interno di un sistema che persegue un obiettivo comune. Quindi quando ci sono tensioni, bisogna indagare il sistema e non il singolo.
Inoltre le sedute di coaching sistemico possono essere fatte attraverso l’utilizzo di oggetti come avatar e marionette, il che permette di avere una visualizzazione chiara e semplice della situazione. Senza ombra di dubbio.
Grazie davvero a Carmen e a tutto il gruppo di CCE per questa fantastica esperienza.
Viaggiare da sola a Madrid, passata la paura!
Dopo 3 notti e 4 giorni immersa nel fantastico mondo del coaching sistemico, sono tornata in Chueca per gli ultimi 3 giorni di svago!
Con la mia amica Marina (compagna di corso) e il suo spagnolo dall’accento francese – che adoravo, siamo andate a cena fuori ed il giorno dopo a fare merenda nel fantastico corner Gluten Free in Chueca: il celicioso.
Una volta rimasta sola, mi sono prima di tutto premiata con uno spettacolo di flamenco e una merenda alternativa in Chueca.
Poi ho visitato per la prima volta il Palazzo Reale, la Cattedrale, i Giardini del palazzo per poi perdermi il pomeriggio nell’enorme Parco del Retiro.
Il meteo che era stato più che clemente per tutta la settimana, l’ultimo giorno si è fatto sentire. Quindi nel parco cercavo l’ombra e passeggiavo. Pensando che l’ultima volta c’ero stata con una persona che però non mi ama. E anche se fa male, non possiamo costringere nessuno ad amarci se non vuole. No?
Così dopo una serie di consapevolezze, e 30.000 passi ho fatto il mio pit stop da Hispano e sono partita in metro (altra cosa che mi faceva paura) alla volta dell’aereoporto.
Ho dovuto utilizzare la metro perché a causa del congresso a Madrid le strade erano bloccate.
La giornata si è conclusa il giorno dopo, grazie ai ritardi di Ryanair.
I miei genitori hanno dovuto aspettarmi fino alle 1.30 a Pisa. Tra l’altro, qualcuno conosce transfert privati per arrivare a Rosignano in futuro?
Cosa ho imparato da questo viaggio?
¿Qué te llevas de esta sesión? E’ una domanda che poniamo sempre alla fine di una sessione di coaching.
Io non sono una tanto sveglia per queste cose. Non ho la risposta pronta. Non l’ho mai avuta. Ma se c’è una cosa che ho imparato dal corso che concluderò a Luglio è che posso iniziare basandomi sui fatti. Posso sentirmi orgogliosa di avere:
- quasi terminato una formazione professionale in una lingua che non è la mia
- viaggiato da sola per Madrid, con cambi di hotel e trasferimenti non troppo facili
- affrontato una città piena di ricordi, senza farmi sopraffare da questi ultimi
- capito che so fare tante cose da sola, ma che mi piace di più condividerle con chi voglio io. Anche se questo significa perdere un po’ della mia sacrosanta libertà
Tutto il resto arriverà da sé. Capirò.
Intanto grazie Madrid, alla prossima.
LeTy- GaGa