Una volta sono andato a Mirabilandia.
Esattamente nel 1995.
Volendo la storia può terminare qui. Però si capirebbe che io sia effettivamente stato a Mirabilandia, invece non è propriamente così.
Allora: io non amo e non ho mai amato i parchi divertimento. Da piccolo ero molto vecchio, ora forse un po’ meno, ma i posti dove sembra che ci si debba divertire per forza non mi sono mai piaciuti. Un esempio: avete presento le animazioni estive? Ecco, ho partecipato tipo al 10% dei giochi che proponevano a noi turisti. Proprio non mi piacciono.
Questa è la doverosa premessa.
Potete quindi immaginare che fino al maggio 1995 non sia mai andato in luoghi del genere. Perché allora a maggio 1995 c’andai?
Calma, c’è una spiegazione.
Io e la mia famiglia eravamo andati a San Benedetto del Tronto (AP) per la Comunione di una delle mie biscugine da parte di Mamma (in sintesi: la secondogenita di un cugino di mia madre). Ovviamente faccio affidamento esclusivamente alla mia memoria e quindi capitemi, son passati ventisette anni.
Arriviamo il sabato, la Cerimonia è la domenica, pranzo ecc, ripartiamo il lunedì mattina. Accompagniamo gli zii materni dove risiedevano allora, cioè a Bologna. Nel frattempo a qualcuno, non ricordo chi, viene l’idea: “perché non ci fermiamo a Mirabilandia, che è di strada?”.
Non so perché ebbe quest’idea, visto che l’unico bambino ero io e non me ne fregava di fermarmi lì. Infatti se non mi sbaglio protestai per questa decisione, ma fu naturalmente tutto inutile. Tutti a Mirabilandia!
Eh, ok.
Arrivammo lì, ma ci sembrò tutto strano, perché non c’era praticamente nessuno. Come mai? Che è successo? Ci avviciniamo ad un cartello in cui c’è scritto “Lunedì chiuso”. Quindi, tutto inutile.
Come tutto inutile? Essendo io “particolare”, secondo voi cosa feci, esultai per lo “scampato pericolo”? Nient’affatto: sempre se la memoria mi assiste perfettamente, ricordo che mi misi a piangere o una roba simile. Cavolo, una volta che c’andiamo, almeno che sia aperto. Niente. Ed io triste per questo.
Non so se mi sto suggestionando o cose del genere, però davvero penso che le cose siano andate così. Forse perché comunque ormai mi ero abituato all’idea e me l’ero fatta andare bene, chissà. Non è che naturalmente feci dei drammi clamorosi ed epici, ma ecco, paradossalmente mi dispiacque.
Non rimembro però d’aver avanzato proposte del tipo “Dai poi ci torniamo prossimamente?” o similari. Va bene che ero un po’ triste, ma ero sempre me stesso.
Ad un parco divertimenti andammo nel settembre 1999, a Gardaland, il 12-13-14 settembre. Nel dettaglio: arrivo il 12, Gardaland il 13, il lunedì mattina Mantova e poi ritorno a casa.
Andammo per mio cugino Edoardo, che aveva quattro anni. Posso dire di essermi divertito? No, perché non mi divertii. C’erano le partite, volevo sentire le partite, anzi, stare a casa con “Quelli che il calcio…” in tv e la radiolina accesa per sentirmele con calma, il mio relax domenicale preferito (a meno di andare al cinema pomeridiano con i compagni di classe), invece dovevo stare lì a guardare lo spettacolo dei delfini che ci mancherebbe, bellissimo ed affascinante, ma non era quello che cercavo. Avevo la radiolina, chiaro, ma c’era anche come potete immaginare tanta confusione.
Salii giusto per contratto sulle giostre più innocue, mi sembra proprio con Edoardo se non erro, in modo comunque d’aver timbrato il cartellino, giusto per dire “sono stato a Gardaland”.
Sì, ero molto noioso. Ora meno, avessi un figlio magari ce lo porterei volentieri. Certo, magari essendo mio figlio forse non me lo chiederebbe neppure d’andarci, chissà.
Ma attualmente il problema non si pone, non essendo genitore.
Pensandoci bene però Mirabilandia e Gardaland potrebbero rappresentare una buona mediazione, se invece mi dicessero “dai, andiamo dove ci sono gli animatori turistici” no, mi dispiace, su quello proprio non transigo, non ce la faccio.
Almeno per adesso.
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(Credit foto in evidenza: its4kids.it)
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