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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

SEXY SADIE (Lennon – McCartney)

SEXY SADIE (Lennon – McCartney)

SEXY SADIE (Lennon – McCartney)

John Lennon: voce raddoppiata, cori, chitarra acustica, organo Hammond
George Harrison: chitarra solista, cori
Paul McCartney: cori, basso, pianoforte
Ringo Starr: batteria, tamburello

Registrazione: 14 ottobre 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Ken Scott

 

 

 

 

Sexy Sadie cos’hai fatto
Hai coperto tutti di ridicolo
Hai coperto tutti di ridicolo
Sexy Sadie oh cos’hai fatto

Sexy Sadie hai infranto le regole
L’hai fatta così grossa che tutti l’hanno vista
L’hai fatta così grossa che tutti l’hanno vista
Sexy Sadie oh hai infranto le regole

 

 

 

 

Il brano

Sexy Sadie è una delle canzoni più interessanti di John Lennon.

Una sequenza armonica incredibilmente creativa e inedita, seguita, e lo si “sente”, con entusiasmo sia da Paul che da George.

Il pezzo è “dedicato”, se così si può dire, al Maharishi del ritiro in India: accusato di interessi sessuali nei confronti di una delle sue discepole (si scoprirà poi che le accuse erano infondate).

Il brano in origine era decisamente più offensivo rispetto alla versione poi pubblicata.

 

 

Un giorno di sole il mondo aspettava un’amante
Lei è arrivata per infiammarci
Sexy Sadie la più grande di tutti

Sexy Sadie come facevi a sapere
Che il mondo stava aspettando proprio te?
Il mondo stava aspettando proprio te
Sexy Sadie oh come facevi a saperlo?

Registrazione

La canzone è stata oggetto di numerosi rifacimenti in sala d’incisione.

John non ne rimase particolarmente entusiasta, ma nonostante questo il pezzo rimane, lo ripetiamo, uno dei più belli e dei più apprezzati.

I Radiohead affermarono che si ispirano a questo brano nel comporre la loro Karma Police.

Un gruppo spagnolo, attivo dal 1997 al 2006, si dette il nome di Sexy Sadie, proprio in omaggio al brano di John Lennon.

Sexy Sadie alla fine avrai quel che ti meriti
Per quanto grande tu creda di essere
Per quanto grande tu creda di essere
Sexy Sadie oh alla fine avrai quel che ti meriti

Le abbiamo dato tutto ciò che avevamo solo per sedere al suo tavolo
Un sorriso bastava ad illuminare ogni cosa
Sexy Sadie è l’ultima e la più grande di tutti

Ha coperto tutti di ridicolo
Sexy Sadie
Per quanto grande tu creda di essere
Sexy Sadie

 

 

 

 

 

Live e cover

Non sono molte le cover interessanti del brano e scarseggianio anche le esibizioni dal vivo. Di seguito proponiamo una versione di Stefanie Hempel

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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