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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

REVOLUTION 1 (Lennon – McCartney)

REVOLUTION 1 (Lennon – McCartney)

REVOLUTION 1 (Lennon – McCartney)

John Lennon – voce, chitarra solista
Paul McCartney – cori, basso
George Harrison – cori, chitarra ritmica (con distorsione)
Ringo Starr – batteria
Nicky Hopkins – pianoforte

Registrazione: 11 novembre 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Ken Scott

 

Dici che vuoi una rivoluzione
Bene, sai
Tutti vogliamo cambiare il mondo
Mi dici che è evoluzione
Bene, sai
Tutti vogliamo cambiare il mondo
Ma quando mi parli di distruzione,
Non sai che puoi considerarmi fuori?

 

Il brano

Revolution 1 è un brano di John Lennon.
E’ stato il primo brano registrato per il White Album ed è la prima versione dei più famosi Revolution revolution 9.

Siamo alla fine della Summer of Love e il momento di amore assoluto per Yoko Ono, nonché il periodo storico di drammaticità come l’escaltation della guerra in Vietnam, l’omicidio di martin Luther King e le lotte studentesche del ’68.

Tutto questo ha smosso l’indole politica e creativa di John fino a fargli comporre il primo di tre brani discussi Come appunto Revolution 1 (famoso il suo ambiguo Count me out! Count me in! rivolto al movimento hippy).

 

Dici che hai una reale soluzione
Bene, sai
Ci piacerebbe vedere il piano
Mi chiedi un contributo
Bene, sai
Stiamo facendo quello che possiamo
Ma se vuoi denaro con gente con pensieri di odio
Tutto ciò che posso dire è fratello devi aspettare

Registrazione

Ci vollero dieci sedute per ottenere la base di Revolution 1. Alla fine tutti erano d’accordo sul fatto che la canzone fosse troppo lenta e Joh nn ci mise molto a decidere semplicemente di accelerarla in post produzione (cosa che era solito fare: si pensi al “rallentamento” di Come together).

John era fermamente convinto di volerla far uscire come singolo, ma la composizione di un capolavoro come Hey Jude, fece dirottare la sua scelta a semplice lato B.

 

Dici che cambierai la costituzione
Bene, sai
Vogliamo tutti cambiarti la testa
Mi dici che è l’istituzione
Bene, sai
E’ meglio invece che ci liberi la mente
Ma se te ne vai in giro con i ritratti del presidente Mao
Non ce la farai con nessuno in nessun modo

 

Live e cover

Impossibile trovare versioni dal vivo o cover relative a quella che è piùà una prova di registrazione che altro. Ci piace darvi il link di questa bellissima versione del più famoso Revolution.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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