“Non mi va”… quanta poesia in una frase così breve e incisiva. Queste poche parole esplicano l’affermazione della propria volontà, della libertà di scegliere di fare o non fare qualcosa che ci viene richiesto, di accettare o no una data situazione. La libertà di dire “no”, monosillaba spesso considerata sconveniente da pronunciare, contraria alle norme basilari della buona educazione quando qualcuno si aspetta un comportamento assertivo in risposta. Il che non vuol dire essere egoisti, o non provare piacere ad aiutare gli altri, ma semplicemente che non va fatto controvoglia, in momenti in cui sentiamo di aver bisogno di spazio personale. Ecco ciò di cui parleremo oggi, carissimi amici. Bentornati su “Attimi di felicità”!
I DON’T CARE
Cosa c’entrano gli attimi di felicità con un “non mi va” schietto e sincero? C’entrano, c’entrano. Quasi quotidianamente veniamo bombardati da richieste di vario tipo, provenienti dal contesto sociale e dalle persone che ci gravitano intorno. Alcune richieste non pesano, vengono assecondate volentieri, ma tante vengono accontentate semplicemente perché ci sentiamo in dovere di farlo, e percepiamo che altri esigono questo da noi. Quante volte abbiamo la sensazione di essere costretti a fare qualcosa solo perché diversamente deluderemmo le aspettative altrui?
Ci ritroviamo in situazioni in cui dire “no” provoca senso di colpa, conflitto interiore, imbarazzo nel dire apertamente quello che davvero avremmo voglia di fare. Meglio inventare scuse fantasiose, che giustifichino in qualche modo il nostro diniego addossando la responsabilità a eventi esterni, imprevisti fortuiti. Oppure tocca assecondare le richieste, malvolentieri, perdendo attimi di vita preziosa che potremmo investire in ciò che rende felici. Entra in gioco un meccanismo che ci portiamo dietro da quando siamo piccoli, e non è neanche totalmente colpa nostra.
NON MI ROMPETE
I genitori, la scuola, le buone maniere… ci insegnano già da bambini a rispettare le regole sociali e a eseguire il nostro dovere, a fare ed essere ciò che altri si aspettano da noi. Il che è funzionale al vivere in un ambiente societario, ma con certi limiti. Cresciamo in un contesto permeato da una visione cattolica distorta, dove il sacrificio e il porgere l’altra guancia vengono riconosciuti come segni di umiltà e di bontà d’animo.
Impariamo presto che è considerata maleducazione dire di no a qualcosa che ci viene offerto ma non è di nostro gradimento, che è scortese negare un favore al prossimo, perfino quando siamo stanchi… o la testa è da un’altra parte, e vorremmo solo prenderci un po’ di tempo per noi. Quando un aspetto del mondo in cui viviamo ci disgusta e lo manifestiamo, ci viene risposto che è così, che certe cose non cambieranno mai e faranno parte per sempre della natura dell’uomo, va accettato senza troppe remore. Andare contro il proprio sentire e i propri pensieri diventa la normalità, più di quello che consideriamo.
…NEANCHE UN PO’!
Il “non mi va” va detto, scandito ad alta voce senza titubanze. E quanto è liberatorio. Che riguardi la gestione del proprio tempo, le scelte personali o un’ingiustizia palese, il “non mi va” ha la bellezza della libertà, della decisione, della realizzazione di volontà. Non lascia spazio a dubbi, è maggiormente incisivo e scomodo rispetto a un tenue “non posso”: non è che non potrei, non voglio proprio, non mi va. Sono padrone delle mie voglie e dei miei desideri.
La soddisfazione nel pronunciare queste tre semplici parole, cambiando così il corso prestabilito da terzi del nostro tempo, è impagabile… soprattutto pensando a cosa saremmo andati incontro se avessimo detto di sì malvolentieri, come tante altre volte. A rischio di sembrare scortese, scelgo me, scelgo ciò che mi fa stare bene e mi rende sereno, felice. E’ una stupenda e sincera manifestazione di autodeterminazione e di espressione del potere personale. Non mi va… neanche un po’!
Eccoci alla fine, carissimi lettori. Sicuramente qualcuno di voi avrà già colto la musa che mi ha ispirato per questa puntata del blog. “Non mi va” di un ai tempi giovane Vasco Rossi è un brano che mi ha sempre comunicato soddisfazione nel dire apertamente che le cose, così come sono, non vanno… anche a costo di andare contro moralismi di facciata e falsi perbenismi. Come sempre, vi ringrazio del supporto e della lettura, e aspetto i vostri graditi feedback. Un abbraccio.
Le canzoni del giorno sono:
“Non mi va” – Vasco Rossi, colonna sonora portante della lettura
“I don’t care” – Ramones, cuoricini per loro
“Non mi rompete” – degli intramontabili Banco del Mutuo Soccorso