Leggera come una foglia d’autunno, sembra un affermazione contrastante, dissonante. La foglia d’autunno è leggera perché ormai secca, cade dal ramo, è arrivata alla fine del suo ciclo.
Ma vediamola cosi: ha raggiunto la maturità ed ora può volare libera e fluttuante scoprendo nuovi orizzonti lontano dal ramo da cui si è nutrita per la maggior parte della sua vita.
Dopo Fuerteventura mi sono sentita così, forse inaridita nel sentire, anche confusa ma libera…e con qualche sensazione di vertigine non lo nego.
Al ritorno dalle Canarie eravamo pieni di idee, la squadra di viaggio era già al lavoro con non poche difficoltà se ci ricordiamo com’era la situazione tra dicembre e gennaio scorso.
Noi come intrepidi e moderno cavalieri lottavamo contro i mulini a vento delle restrizioni per il Covid, che scoprimmo esistere praticamente solo in Italia.
Durante la ricerca dei luoghi in cui andare per fuggire a gennaio 2022, saltò fuori Panama e più precisamente l’arcipelago di Bocas del Toro, paradiso caraibico per surf e natura.
Il tempo poco, in tutto 20 giorni a 10000 km da casa.
Dopo due anni finalmente avrei preso un volo intercontinentale e non sembrava vero, aveva il sapore dell’avventura, del salto nel buio ed anche un po’ il fascino del proibito.
Volo KLM scalo Amsterdam dove, appena atterrati, siamo stati lanciati nella normalità; aeroporto pieno, gente serena, tutto tranquillo.
La riflessione sul momento che stavamo vivendo in Italia nacque spontanea e la lascio a quel tempo perché non ho più voglia di menzionare quegli stati d’animo.
L’unica preoccupazione che avevamo in aeroporto era se durante lo scalo non avrebbero perso le tavole da surf, il benessere finalmente. La leggerezza.
Panama city, 30 gradi, stanchi del viaggio ma pieni di voglia di visitare, occhi pieni di posti nuovi, i soliti profumi (a voler loro bene!) dei paesi equatoriali, palme, grattacieli, quartieri fatiscenti. Bagno in piscina a gennaio, il lusso.
Panama City era come ce l’aspettavamo, città di banche dove ricchezza e povertà si compenetrano senza una logica precisa.
Il nostro viaggio prevedeva una notte là per prendere il volo che ci avrebbe portati nella natura.
Bocas del Toro è un arcipelago di isole più o meno grandi al confine col Costa Rica sul lato atlantico di panama. La natura fa da padrone, foreste lussureggianti, bradipi e ancora bradipi e altri animali più o meno simpatici.
Tra le isole ci spostavamo in barca, boat taxi diciamo.
La cronaca del soggiorno a Carenero è presto detta, albergo nella foresta, scalzi tutto il giorno con costume e tavola da surf.
Per le onde c’era l’imbarazzo della scelta nonostante dicessero che fosse l’anno meno generoso da un po’ di tempo a quella parte; in acqua poca gente perlopiù locali e americani, clima non eccessivamente disteso ma neanche da coltelli in bocca,e ci sarebbe stato se consideriamo che l’arcipelago fino a un paio di secoli fa ( e forse anche meno) era un covo di pirati.
Acqua calda, sole, onde e natura fanno chiaramente bene all’anima e questo è ovvio.
Lo scopo del viaggio era proprio quello.
La nostra amicizia consolidata.
Sorprendersi a stare bene quando neanche ci pensi; la leggerezza dei pensieri era ciò che cercavo e non sapevo di volere. Un po’ come quando un apparecchio elettronico si resetta da solo, è come se il mio cervello avesse fatto reboot nel momento in cui tutte le cose sono tornate al loro posto.
Da dopo Bocas del Toro si è formato un ponte verso il mio futuro che è crollato al mio passaggio, è stato come se il passato fosse veramente passato ed i ricordi rappresentassero le vestigia impolverate di quello che era stato.
Chiaramente la voglia di visitare un altro posto non era scemata, sono sempre stata incuriosita da Lanzarote e soprattutto dai racconti fatti sulle sue onde rudi, i paesaggi incantati ed i vulcani attivi.
Lì sono andata a marzo e vi racconterò.