Nonostante sia diventata coach, non ho ancora trovato il mio modo di scrivere sopra di esso. Mi sento parecchio immatura riguardo alle riflessioni scritte da Coach. Quasi quasi mi sento più sicura a praticarlo con una persona che ha bisogno di una sessione. L’unica cosa che posso fare è riflettere su alcune cose personalmente, e dopo quasi un anno di corso… analizzarle anche con gli strumenti che il coaching mi ha dato.
Dal punto di vista personale credo che la frase “tu devi essere al centro“, “poniti al centro delle cose“, “tu sei la cosa più importante” sia una bella frase fatta, sicuramente carica di molti significati e alcuni di questi potenziatori.
Questo mi ricorda una lezione in particolare del mio percorso di coaching: le affermazioni potenziatrici ovvero quelle che ti avvicinano all’obiettivo. Ci sono due tipi di affermazioni, mai giuste e mai sbagliate, quelle che ti avvicinano e quelle che ti allontanano dall’obiettivo.
Ognuno deve capire qual è l’effetto della frase su di sé. Mica siamo tutti uguali. E poi farla sua se è potenziatrice oppure modificarla se è del secondo gruppo.
A me ad esempio una frase così, per quanto ne capisca il senso, mette in difficoltà. Io sono nata senza autostima. E con la mia PSI siamo arrivate alla consapevolezza che: va bene così. Il prossimo che mi fa un pippone enorme sul fatto che l’autostima è dentro di me, lo mando su Marte. Quindi sentirmi dire “tu sei al centro” mi fa un po’ strano.
Al centro de che? Fammi stare nel mio che già fatico, non voglio stare proprio al centro di niente. Voglio che la gente mi veda e mi senta solo quando lo dico io, che mi vergogno anche della mia ombra. E poi insomma, chi sono io per dire che valgo più degli altri.
Ci sono giorni dove sicuramente ho bisogno più io (ma chi se ne accorge?), giorni dove posso aiutare più l’altro (sono in grado di accorgermene?). A meno che non viva come un’eremita (e ci sono vicina) sono parte di un sistema: di familiari, di amici, di comunità…
Sistema, altra parola chiave del coaching. Il Coaching sistemico è stato uno degli ultimi moduli e uno dei più affascinanti per me. Certe cose o ce le hai dentro o non ce le hai. E io per quanto libera, felice e freelance mi sono sempre sentita parte di un sistema. Sin da piccola. Non ho mai avuto la percezione che le mie azioni avessero ripercussioni solo su di me. Mi sono sempre sentita parte del mondo, parte di una comunità.
Ad esempio se tu fai sempre ritardo, io ogni volta mi preoccuperò o perderò il mio tempo aspettandoti, mi arrabbierò e tutti i miei appuntamenti successivi ne risentiranno. Ancor di più se mi farai ritardare con un altra persona. Per i miei valori – il ritardo – (a parte i tollerabili 15 minuti e gli imprevisti) non è una cosa buona perché non riguarda solo te ma anche l’altro. Perché che tu lo voglia o no, sei parte di un sistema.
O se no puoi uscire solo con te stess@ e ritardare quanto vuoi, sai che bello? Anche io quando non volevo noie non prendevo appuntamenti. Uscivo da sola a Verona per locali quando ero pronta. Ah, non hai coraggio di uscire da sol@? Bene, allora arriva puntuale!
Ma questo è solo un piccolo esempio. Siamo un sistema in tutto. Nella famiglia (il sistema – di solito disfunzionale – per eccellenza), nei gruppi di amici (e quando si pende sempre da un lato valoriale poi uno si stanca e va via – o viene mandato via) e poi nel lavoro (altro ambito in cui il coaching trova uno sviluppo perfetto).
Ma allora perché tutti i motivatori (che guardate bene non sono per forza coach, leggete qui per sapere cosa è il coaching), illustratori (che per niente sono coach) e i mantra stampati riportano questa frase?
Come può risuonare questa frase ad una persona normalmente più egoriferita (Irene non smetterò mai di ringraziarti per questo termine), che s’impone insistentemente invece di plasmarsi – almeno a volte – a seconda del sistema (le classiche persone: eh ma io sono fatto così)? E al contrario, quanto può far male ad una persona che non vede di avere i mezzi per mettersi al centro, o che nel mio caso (non per sua volontà) ma un centro stabile non ce l’ha?
Eppure chi è più sbagliato: l’egoriferito o il timidino?
Nessuno.
Solo che questa società ha fatto passare che sei più forte se t’imponi. Sei più forte se alzi la voce. Sei più forte se invece di plasmarti alle necessità degli altri plasmi gli altri alle necessità tue (manipolatore) e questo ha creato un disequilibrio. Siamo così alla ricerca di un modello da seguire che il primo che s’impone diventa un Dio (poca importa perchè lo fa) e gli altri invisibili.
Allora ragazzi, tutto questo per dirvi che se esistesse un mondo dove non ci fossero persone che se la tirano io starei meglio.
Tra l’altro è bellissimo quante persone pensassero in passato che io me la tirassi solo perché timida, e ora che hanno scoperto tutto quello di cui ho bisogno in quanto timida, vergognosa, senza autostima ma donna, imprenditrice, sportiva con tanta carne (fighissima) al fuoco sono scappati o sono scesi a patti con il fatto, che con me non hanno gli strumenti per dialogare.
Però io ho dialogato una vita con loro. E perché ora mi lasciano sola?
Proprio per questo secondo me la frase “mettiti al centro” dovrebbe essere sostituita con “conosciti e studiati tanto”. Poche volte mi è capitato di vedere dei “eh ma io sono fatt@ così” autoanalizzarsi riconoscendo i loro limiti e data la loro “immensa” intelligenza (perché sono molti intelligenti) – fare qualcosa per fare meglio e chiedere scusa. Ma quando è successo, sono avvenute cose davvero poderose!
Solo conoscendoci molto, applicando l’introspezione, studiandoci tanto potremmo creare ponti incredibili anche con chi è ad un livello di comprensione di sé stesso (e quindi dell’altro) molto più profondo o molto meno. Facendo rete, aiutando, e creando una bilancia perfetta di un equilibrio armonioso tra chi se la sente tanto e chi se la sente un po’ meno. Entrambe personalità belle intelligenti, e bisognose di amore e dell’appoggio dell’altro.
Vi giuro, se fossi capace di disegnare vi farei un’illustrazione (la grande moda del momento) per farvi capire che non sempre mettervi al centro del sistema sarà la soluzione, a volte sentirvi semplicemente parte di esso vi farà stare ancora meglio, dare il meglio di voi, fare vedere il lato più autentico, e anche quello più caritatevole se ce ne sarà bisogno.
Dai mettervi al centro di tutto è da sboroni 😅
Nicolò Fabi in una delle sue bellissime poesie dice vince chi molla, ma anche se io ne capisco il significato a pieno, le parole e l’italiano ci allontanano ancora dall’obiettivo. Vince, chi ha la capacità di riconoscere che necessitiamo un po’ tutti di essere al centro degli altri (non dico di noi stessi in quanto parte di un sistema) ma questo non può venire sempre per imposizione, a volte può venire anche per concessione, di chi sa che quello che ha avuto è abbastanza e fa un passo indietro o in avanti nell’aiutare l’altro a sentirsi al centro come il gruppo ha fatto sentire lui/lei. Ovviamente entrambe le personalità devono conoscere tantissimo se stesse per riuscire a concedere, e riuscire ad accettare la concessione.
Poi oh, mica si può piacere a tutti. Timidi o sboroni, sta anche a noi capire quando nessuno ci lascia andare al centro e quindi dobbiamo andare via da quel posto. E’ un peccato però se quello che non ti lascia andare al centro è solo uno, mentre noi siamo parte di un sistema che più o meno è consapevole e quindi anche complice.
Quindi:
conosciti tanto e mi farai stare bene!
Vorrei vederlo in tutte le vostre storie IG.
Ps: Comunque tutta questa super cazzola è venuta fuori perché sono dall’altra parte del mondo e mi sono sentita malissimo, quindi ho avuto tanto tempo per riflettere.
Un abbraccio
Il Mondo di Lety – GaGa