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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Trentacinquesima intermittenza

Trentacinquesima intermittenza

Trentacinquesima intermittenza

Benvenuti, o bentornati, tra queste pagine.

Quest’oggi vi lascerò con una piccola anteprima di un progetto futuro.

Non so ancora che forma avrà, ma sta crescendo.


La notte è un lusso che non è concesso a tutti e sicuramente non a lui. Tutti lo cercano e lui non cerca nessuno: la levatrice del paese si sente sola, l’oste ha bisogno di aiuto per spostare gigantesche botti ingombranti piene di vino e altri servizietti vari che deve svolgere nella sua piccola comunità, per la quale lui è un punto di riferimento, umano e morale. E ora, quando il barlume della torcia fende l’oscurità e il silenzio della montagna, quando finalmente avrebbe potuto passare una notte di riappacificazione col mondo che lo circonda, un fracasso di assi frantumate lo sveglia di soprassalto. Prega qualche dio primordiale che non sia la solita faina entrata nel pollaio, pronta a far mambassa delle sue bestie. Si infila la vestaglia pesante ed è pronto per uscire, ma prima osserva sua moglie e le invidia il sonno pesante, oltre alla sua capacità di essere ignara, inerme e incapace di fronte a tutto. Menomale che ci sono io che provvedo a tutto, pensa. È una donna e non posso pretendere molto.

Scene di corsa le scale della loro vecchia e scricchiolante abitazione. Apre l’armeria e prende la carabina ereditata da suo padre, consapevole dell’eccessiva contromisura, ma stufo di perdere ore di sonno e ore di lavoro. Il pollaio non dista molto dalla casa, ma il vento gelido che entra nelle vene e lo pizzica nelle ossa lo rallenta. Pone un’attenzione maniacale su ogni singolo passo, col corpo cerca di proteggere la lanterna e, con la calma propria solo di un anziano, arriva di fronte alla porta del pollaio. Questa è leggermente aperta, ma non riesce a percepire nessun rumore, quindi, aiutandosi col palmo destro, cerca di ingrandire ancora la fessura, senza farsi accorgere da eventuali ospiti indesiderati, quel tanto che basta per entrare.

Per i primi istanti è immerso nell’oscurità più nera, i suoi occhi non riescono a mettere a fuoco nulla di insolito. Mantenendo la stessa fermezza di passo, si addentra all’interno del piccolo edificio in legno, finché il piede non va a sbattere contro qualcosa. Lentamente, porta la lanterna verso il basso, arrivando a identificare un rivolo di sangue fresco che corre sul pavimento. Sposta ancora di qualche centimetro la sua unica fonte di luce e vede la carcassa di una gallina, violentemente squartata. In quel momento si è sorpreso a pregare, tra i denti, masticando parole sacre che vanno a scandagliare il presente, la paura, la vita, il pericolo e la morte. Dopo pochi istanti di riflessione, alza istintivamente lo sguardo, allunga il braccio per illuminare l’area ancora rimasta buia e li vede. Due lupi dal manto grigio che guardano indifferenti la strage di galline davanti a loro. Due selvaggi che si sono presi tutto ciò che avevo, pensa disperato l’uomo. I lupi si accorgono della presenza dell’uomo e iniziano a andargli incontro. L’uomo, di per sé, impugna la doppietta, ma un lupo, avvertendo il pericolo, inizia a caricarlo. Mentre l’uomo toglie la sicura, il lupo balza nella sua direzione.

Uno sparo rimbomba nel silenzio della montagna.

L’uomo è sempre sdraiato a terra nel pollaio, appena cosciente e ignaro del tempo trascorso. La lanterna è accanto a lui in frantumi e il calore che lo sta avvolgendo è insopportabile. L’intero pollaio è in fiamme. L’uomo tenta affannosamente di cercare l’uscita, ma non la trova. Prova a rimettersi in piedi due volte, ma cade sempre, e ogni tonfo non fa che amplificare il senso di smarrimento. Il fuoco ormai avvolge tutto e l’odore di carne bruciata si sta espandendo per tutta la montagna. L’uomo perde sangue dal collo, dalla testa e dalle anche. Difficile stabilire quali siano i danni causati dal lupo, quali dalla caduta e quali dal fuoco.

In un frammento si accorge che sta morendo. Gli ultimi pensieri vanno a sua moglie. Si trova, per la seconda volta in questa notte nefasta, a pregare. Prega per lei, prega che possa non svegliarsi mai, godendo solo della notte e dell’armonia che porta con sé.

 

 

Gabriele Bitossi

Gabriele Bitossi

Gabriele nasce nel '96 ed è da sempre appassionato di storie, in ogni loro forma. Studia italianistica all'Università di Pisa e sceneggiatura alla Scuola internazionale di comics a Firenze. Starebbe ore a parlare coi suoi personaggi preferiti... e se lo facesse già?

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