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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Trentanovesima Intermittenza

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Benvenuti, o ben tornati, tra queste pagine.

Quest’oggi vi ripropongo un mio raccontino uscito nei meandri del web qualche anno fa. Con l’assenza della biblioteca “di paese” mi è tornato alla mente e vorrei condividerlo con chi mi legge.

Buona lettura!

La biblioteca, l’estate e altre leggende

Quella duna artificiale, ricoperta di aiuole curate e siepi di ogni tipo, isola il trambusto del treno che passa sui binari adiacenti ad essa. Perché sì, costruire una biblioteca accanto ai binari è sembrata una buona idea.

La pavimentazione che collega la duna all’edificio principale è in assi di legno. In questo momento, vicino all’uscita, c’è un signore in ginocchio che si sta allungando in ogni modo: cerca di recuperare degli spiccioli caduti e che hanno trovato, da soli, il modo per arricchire le già cospicue finanze del sottosuolo.

È un impianto ecologico perché ha trovato il modo di auto finanziarsi. Poco dopo, perde le speranze e se ne va imbronciato. La duna è abbastanza alta, ma lascia intravedere il doppio spiovente di un forno assediato di giorno dalle comari locali e di notte dalla (dicono) movida paesana. L’affare notturno ha vita propria e può esserci tutto il rumore del mondo, ma è sbalorditivo come la duna che ovatta il frastuono dei frecciabianca, nulla possa dinnanzi alle voci assordanti e stridule delle comari di paese che commentano l’ultima offerta del più vicino supermercato.

Dall’altro lato del cortile, c’è un ragazzo che ha assistito all’intera scena, ma non ha mosso un dito per aiutare. È svaccato su una sdraio sgangherata, alla quale manca metà spalliera di appoggio: ha i piedi adagiati sopra uno strano oggetto quadrato che forse, in origine, doveva essere un collega della sdraio sulla quale è seduto.

Sulle ginocchia ha un libro chiuso e guarda avanti a sé. Sta ripetendo ad alta voce, si nota dal labiale: probabilmente ha un esame imminente. Gesticola molto e spesso si alza per rimettersi a sedere quasi subito. È affascinante come, nonostante sia tutto a vetri, le persone abbiano l’illusione di non esser viste e, una volta all’esterno, si lascino andare ai comportamenti più strani, solamente per essere a loro agio e vincere la tensione.

Le altre sdraio, più o meno degne di esser considerate tali, poste a gruppi di due, tre o quattro, mi hanno sempre dato da pensare: probabilmente è stato scelto questo modello dal design accattivante per illudere noi poveri studenti, costretti in queste 4 mura bollenti perché non riusciamo a concentrarci nelle nostre magioni, di essere al mare, o comunque di prospettare loro una via di fuga appena superata la tanto agognata prova. Il mare è a cinque minuti e sarebbe a portata di sguardo non fosse per quella dun…

Tutto improvvisamente acquista un senso: la duna, le sdraio, l’illusione, la ragazza che litiga col fidanzato in modo molto colorito, e molto poco allusivo, per non riuscire ad essere presente alla spiaggiata di stasera; non dobbiamo vedere il mare. Altrimenti chi resterebbe seduto a sopportare un supplizio simile?

Mentre in due minuti ho elaborato tutte queste teorie complottistiche, ripenso all’anziano di prima. Lo sguardo torna a posarsi sul ragazzo che utilizza la biblioteca a mo’ di salotto e scopro un dettaglio interessante: si è addormentato. Prendo il cellulare, mi assicuro che la torcia funzioni, e mi dirigo sul luogo del crimine. Mi chino, ed inizio (spoiler: invano) la ricerca degli spiccioli perduti.

Gabriele Bitossi

Gabriele Bitossi

Gabriele nasce nel '96 ed è da sempre appassionato di storie, in ogni loro forma. Studia italianistica all'Università di Pisa e sceneggiatura alla Scuola internazionale di comics a Firenze. Starebbe ore a parlare coi suoi personaggi preferiti... e se lo facesse già?

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