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Quarantaquattresima intermittenza

Quarantaquattresima intermittenza

Benvenuti, o ben tornati, tra queste pagine.

Col ritorno forsennato dell’estate in biblioteca, ho pensato a un progetto che avevo accantonato, nato sui banchi di scuola.

Era strutturato per essere fruibile online, ma chissà che non si ripresenti in altre forme.

Ve lo lascio, così da spulciare ciò che il futuro potrebbe riservare.

Buona lettura!

ROVI

Il personaggio principale è uno studente universitario di materie umanistiche, assiduo frequentatore di biblioteche. Non di biblioteche universitarie però, bensì di biblioteche periferiche, quasi dimenticate, nelle quali poter trovare, o ritrovare, un’umanità che si considera, per lo più, perduta.

La biblioteca nella quale si svolgeranno le nostre vicende deve essere un ponte tra il contesto urbano, ma comunque periferico, e il mondo umanista e classicheggiante, del nostro protagonista. Per cui, mi piacerebbe che questo luogo assumesse dei tratti che possano avvicinarla ad un silvantropo, una sorta di albero, saggio e semi eterno, abitante delle foreste.

Questa impalcatura, però, vorrei renderla unica grazie ad un elemento che contestualizzerebbe il tutto: una porta automatica, scorrevole, posta al centro di tutto il complesso bibliotecario. Questa architettura, nella mia idea, può dar modo di riflettere su vari aspetti legati alla vita dello studente e/o del frequentatore di biblioteche e/o dello studente umanista:

1) L’alienazione e la distanza che si crea tra gli studenti di facoltà diverse, in particolare quella strana distanza che si crea tra gli studenti di facoltà scientifiche nei confronti degli studenti delle facoltà umanistiche.

2) Esplorare e divertirsi a caratterizzare varie aree del nostro complesso fantastico. Possiamo sbizzarrirci ad ambientare le varie vicissitudini del nostro studente in ambienti sempre diversi, che siano funzionali alla vicende che vogliamo, di volta in volta, ricreare.

3) La mancanza di comunicazione che già avvolge la vita quotidiana, in questi luoghi, considerati per eccellenza templi dello studio e del silenzio, si acuisce e sfocia in un’incomunicabilità esasperata e, spesso, coatta.

4) La necessità di evasione in contesti fantastici, derivata dallo studio di materiali particolari.

Questi sono solo alcuni punti sui quali vorrei porre l’attenzione. Altri, sono convinto, verranno col tempo e saranno anche frutto di esperienza autobiografica.

Riallacciandomi a quest’ultimo punto, vorrei raccontare su cosa verteranno le vicende che andrò a raccontare. Innanzitutto, saranno vicende autoconclusive, le quali avranno tutte come protagonista il nostro studente umanista. Lo vedremo interagire con altri studenti, per arrivare a dei finali surreali, a tratti onirici, o saranno adattate e contestualizzate poesie meno conosciute di autori facenti parte del canone occidentale. Oppure, perché no, un mix dei due elementi.

Credo che queste vicende possano essere apprezzare dagli studenti universitari, di materie umanistiche e non, ma anche da tutti coloro che hanno messo piede, almeno una volta, in una biblioteca.
Per quanto riguarda la dimensione grafica del nostro protagonista, vorrei che venisse discussa insieme al disegnatore, in modo da esaltarne meglio le capacità e rendere tutto più funzionale attraverso un dibattito condiviso. (l’accortezza grafica vorrei riguardasse ogni persoanaggio rappresentato)

Inoltre, per quanto riguarda l’aspetto funzionale legato alla narrazione del nostro personaggio, vorrei che non gli venisse attribuito un nome, in modo da rendere l’esperienza di fruizione più universale possibile e, relegare la vicenda di personaggio che fa da collante a tutta la nostra vicenda, alla biblioteca, silenziosa e sempre vigile nelle vite dei suoi frequentatori.

Non si tratta di difendere una presunta superiorità della cultura classica su quella scientifica, bensì di mantenere l’accesso a quella conoscenza che nutre la libertà di pensiero e di parola, l’autonomia del giudizio, la forza dell’immaginazione come altrettante precondizioni per una umanità matura e responsabile.
Martha C. Nussbaum

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