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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

I ME MINE (George Harrison)

I ME MINE (George Harrison)

I ME MINE (George Harrison)

George Harrison – voce, chitarra solista, chitarre acustiche
Paul McCartney – armonie vocali, basso, organo, piano elettrico
Ringo Starr – batteria

Registrazione: 3 gennaio 1970
Produttore: George Martin
Fonico: Glyn Johns

 

 

 

 

 

Per tutto il giorno, io, me, mio, io, me, mio, io, me, mio
ora loro hanno paura di lasciarlo
tutti lo usano
esagerando per tutto il tempo
per tutto il giorno, io, me, mio

 

 

 

 

io, me, mio, io, me, mio
io, me, mio, io, me, mio

Il brano

“I Me Mine” è un brano di George Harrison.

E’ stata l’ultima sessione d’incisione dei Beatles, anche se in effetti mancava John Lennon, che già si era allontanato dal gruppo.

Si tratta di una melodia in tempo dispari ispirata a un valzer austriaco. Il titolo, e il testo, sono apparentemente senza senso, ma si ispirano alla filosofia indiana ormai familiare a George.

 

tutto ciò che ascolto, io, me, mio, io, me, mio, io, me, mio
addirittura quelle lacrime, io, me, mio, io, me, mio, io, me, mio
nessuno ha paura di giocarci
tutti lo dicono
scorrendo più liberamente del vino
per tutto il giorno, io, me, mio

Registrazione e accordi

“I Me Mine”  fu registrata in poche sessioni.

Anche questa subì le incursioni di Phil Spector, tanto criticate da Paul McCartney.

Il brano si alterna fra battute in 3/4 e altre in 2/4, fino a scociare nel 4/4 classico rock.

io, me, mio, io, me, mio
io, me, mio, io, me, mio

 

 

tutto ciò che ascolto, io, me, mio, io, me, mio, io, me, mio
addirittura quelle lacrime, io, me, mio, io, me, mio, io, me, mio
nessuno ha paura di giocarci
tutti lo dicono
scorrendo più liberamente del vino
per tutto il giorno, io, me, mio

Di seguito gli accordi (nella notazioen inglese) e a seguire un breve tutorial video:

[Intro]

Am C D7 G E7

[Verse 1]

Am D
All through the day
G E Am
I me mine I me mine I me mine
Am D
All through the night
G E Am
I me mine I me mine I me mine

Dm Em
Now they’re frightened of leaving it
Dm7/F G
Everyone’s weaving it
G#dim7 F/A E
Coming on strong all the time
Am Am/G# C/G Am/F# Fmaj7
All through the day, I me mine

[Chorus]

A7
I me me mine!
A7
I me me mine!
D7
I me me mine!
A7 E7
I me me mine!

[Verse 2]

Am D
All I can hear
G E Am
I me mine I me mine I me mine
Am D
Even those tears
G E Am
I me mine I me mine I me mine
Dm Em
No ones frightened of playing it
Dm7/F G
Everyone’s saying it
G#dim7 F/A E
Flowing more freely than wine
Am Am/G# C/G Am/F# Fmaj7
All through the day, I me mine

[Chorus]

A7
I me me mine!
A7
I me me mine!
D7
I me me mine!
A7 E7
I me me mine!

[Verse 3]

Am D
All I can hear
G E Am
I me mine I me mine I me mine
Am D
Even those tears
G E Am
I me mine I me mine I me mine

Dm Em
No ones frightened of playing it
Dm7/F G
Everyone’s saying it
G#dim7 F/A E
Flowing more freely than wine
Am Am/G# C/G Am/F# Fmaj7
All through the day, I me mine

 

Live e cover

Il brano non conosce molte cover.

Abbiamo trovato un  live interessante di Britt Daniel, cantante americano leader degli Spoon, un gruppo indie rock.

Un live dei Fairies, gruppo r’n’b inglese.

E in ultimo una chicca: John e Yoko che ballano negli studios della EMI durante una sessione di I Me Mine.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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