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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

WALK WITH ME SIDNEY (Waters)

WALK WITH ME SIDNEY (Waters)

WALK WITH ME SIDNEY (Waters)

Barrett: chitarra, voce
Rado Klose: chitarra
Mason: batteria
Waters: basso, voce
Wright: tastiere
Juliette Gale: voce

 

 

Oh oh oh cammina con me, Sydney

Mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe,

Cammina con me, Sydney, è una notte buia

Dai, dai, stringimi forte

Beh, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe

Ma ho i piedi piatti, le arcate cadenti

Ginocchia molli e un telaio rotto

Meningite, peritonite

e un cervello slavato


Oh oh oh rotola con me, Sydney
Mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe,
Oh oh oh rotola con me, Sydney
Mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe
Rotola con me, Sydney, è una notte buia
Tienimi, tienimi, tienimi stretto
Beh, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe,
ma ho i piedi piatti, le arcate cadenti
Ginocchia molli e un telaio rotto
Meningite, peritonite e un cervello slavato

 

Il brano

“Walk With Me Sydney” è un brano di Roger Waters.

E’ il primo brano scritto da Waters. Si iniziano a intuire le sonorità dei primi Pink Floyd, a metà fra la psichedelia e il beat.

La voce di Juliette Gale, all’epoca fidanzata di Wright, dà al pezzo la leggerezza di una canzone spensierata.

[Ho cantato la mia prima canzone su un treno della metropolitana, per ottenere i soldi per la Rag Week. (festa studentesca NdA). Era stata scritta per essere cantata da una ragazza e si chiamava Walk With Me Sydney – in relazione a Syd Barrett]

Roger Waters

Oh oh oh cammina con me, Sydney

Mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe,

Oh oh oh cammina con me, Sydney

Mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe

Cammina con me, Sydney, è una notte buia

Dai, dai, stringimi forte

Beh, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe, mi piacerebbe

Ma ho i piedi piatti, le arcate cadute

Ginocchia molli e un telaio rotto

Meningite, peritonite

e un reggiseno slavato

 

 

Registrazione e accordi

Walk With Me Sydneyfu registrato nel 1965, negli studi della Decca.

Alcuni vedono nel testo una sorta di auto-ironia, un modo per scherzare sulla loro giovinezza e sulle loro prime esperienze musicali.

Altri, invece, vedono in “Walk with Me Sydney” un riferimento a Syd Barrett, il fondatore dei Pink Floyd che in quegli anni stava iniziando a mostrare i primi segni di problemi mentali. Questa interpretazione è supportata dal fatto che la canzone fu scritta in un periodo di grandi cambiamenti per la band, segnato dall’allontanamento di Barrett.

 

 

 

Di seguito gli accordi nella notazione inglese :

 

Oh oh oh walk with me, Sydney
G C7
I’d love to, love to, love to, baby you know
G
Oh oh oh walk with me, Sydney
C7
I’d love to, love to, love to, love to
G
Walk with me, Sydney, it’s a dark night
C7
Come on, come on, hold me tight
G7 C7 F G7
Well, I’d love to, love to, love to, but I got

[Refrain]
G7 C7
Flat feet, fallen arches
F G7
G7 C7
Baggy knees and a broken frame
F G7
G7 C7
Meningitis, peritonitis
F G7
G7 C7 D7
Dt’s and a washed-up brain

[Verse 2]
G
Oh oh oh roll with me, Sydney
G C7
I’d love to, love to, love to, baby you know
G
Oh oh oh roll with me, Sydney
C7
I’d love to, love to, love to, love to
G
Roll with me, Sydney, it’s a dark night
C7
Hold me, hold me, hold me tight
G7 C7 F G7
Well, I’d love to, love to, love to, but I got

[Refrain]
G7 C7
Flat feet, fallen arches
F G7
G7 C7
Baggy knees and a broken frame
F G7
G7 C7
Meningitis, peritonitis
F G7
G7 C7 D7
Dt’s and a washed-up brain

[Verse 3]
G
Oh oh oh walk with me, Sydney
G C7
I’d love to, love to, love to, baby you know
G
Oh oh oh walk with me, Sydney
C7
I’d love to, love to, love to, love to
G
Walk with me, Sydney, it’s a dark night
C7
Come on, come on, hold me tight
G7 C7 F G7
Well, I’d love to, love to, love to, but I got

[Refrain]
G7 C7
Flat feet, fallen arches
F G7
G7 C7
Baggy knees and a broken frame
F G7
G7 C7
Meningitis, peritonitis
F G7
G7 C7 D7 G7
Dt’s and a washed-up brain

 

 

 

 

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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