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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

BUTTERFLY (Barrett)

BUTTERFLY (Barrett)

BUTTERFLY (Barrett)

Barrett: chitarra, voce
Rado Klose: chitarra
Mason: batteria
Waters: basso, cori
Wright: tastiere

Il brano

“Butterfly” è un brano di Syd Barrett.

Ancora una volta di un brano leggero nel testo e “beatlesiano” nell’atmosfera.

Il testo si riferisce all’immaginare di catturare tutte le donne come fossero farfalle.

E’ evidente la psichedelia, sia nel testo che nell’atmosfera di fondo.

Ascolta tutte ragazze
Anche se non ti ho incontrato
Ti prenderò presto
Nella mia rete per farfalle
Faresti meglio a stare attento
A volte quando ti guardo
Stendo la mia mano per toccarti

Perché mi fa impazzire
Per vederti svolazzare
Tu farfalla
Non ti spremerò a morte
Mirando attraverso la tua testa 

 

Voglio solo il tuo amore
Non griderò il tuo nome
In latino, sotto la pioggia
Perché piove, è un peccato

 

Storia e accordi

“Butterfly”fu registrato nel 1965, negli studi della Decca.

E’ l’ultima delle demo che registrarono i Pink Fkoyd da distribuire ai gestori dei locali londinesi per eventuali ingaggi.

Durante l’estate del 1965 anche Bob Klose abbandonò la band per tornare al college, ma la sua assenza, come vedremo, non provocò serie conseguenze.

Ascolta tutte ragazze
Anche se non ti ho incontrato
Ti prenderò presto
Nella mia rete per farfalle
Faresti meglio a stare attento

 

 

A questo link gli accordi nella notazione inglese rappresentati in tablatura e di seguito il testo originale:

Listen all you girlies
Even though I haven’t met you
Gonna catch you soon
In my butterfly net
You’d better watch out
Sometimes when I watch you
I stretch out my hand to touch you
‘Cause it drives my me wild
To see you flutter by
You butterfly
I won’t squeeze you dead
Aiming through your head
I just want your love
I won’t cry your name
In Latin, in the rain
‘Cause raining, it’s a shame
Listen all you girlies
Even though I haven’t met you
Gonna catch you soon
In my butterfly net
You’d better watch out

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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